Il nuovo presidente della Consulta
“Vittorio Polacco, un gigante”
“Lusingato, confuso, intimorito”. Questi gli aggettivi che descrivono lo stato d’animo di Paolo Grossi nelle ore che hanno segnato la nomina dell’esperto giurista fiorentino a nuovo presidente della Corte Costituzionale.
Nato nel 1933, studi classici al liceo Dante, una laurea in Giurisprudenza presso la locale università degli studi (ad influenzarlo le lezioni civilistiche di Enrico Finzi), Grossi può vantare un curriculum d’eccellenza. Docenze e incarichi istituzionali di primo piano (è giudice della Corte dal 2009) ne fanno da tempo uno dei giuristi italiani più apprezzati e stimati nel mondo.
Tra i molti meriti di una carriera lunga e ricca di soddisfazioni, anche sul versante pubblicistico, l’aver salvato dall’oblio un grande ebreo italiano un po’ dimenticato dai suoi colleghi: Vittorio Polacco (1859-1926), che fu giurista, accademico e senatore del Regno, oltre che precettore di casa Savoia, e a cui Grossi ha dedicato attente pagine di studio e analisi.
Un’attenzione confermata dalla lettura de “Il coraggio della moderazione”, saggio pubblicato nel 1989 all’interno della collana dei Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno. Illustrando i motivi che lo hanno spinto verso una simile ricerca, caratterizzata dalla riscoperta di una figura che la censura fascista aveva confinato ai margini della Giurisprudenza, Grossi sottolinea: “Polacco non è un personaggio semplice, unilineare, in cui la disarmante coerenza permette allo storico di fare i conti con una realtà sempre immobile, magari di qualità altissima ma facilmente interpretabile e incasellabile”. A incuriosirlo gli stimoli in lui suscitati da un altro grande giurista ebreo del Novecento, Alessandro Levi (1881-1953), che di Grossi fu docente e che proprio in quella veste sottopose alla sua attenzione un saggio polacchiano “nascosto sotto un titolo obiettivamente invitante” (così scrive) che è un vero e proprio manifesto di filosofia del diritto.
A confermare l’influenza di questo testo per Grossi è un suo ex allievo, Davidantonio Rubino-Crisci, cui il giurista diede carta bianca per approfondire i contenuti del manifesto e l’intero pensiero di Polacco, cui è dedicata la scuola della Comunità ebraica romana. Un intenso lavoro di ricerca da cui sarebbe scaturita la tesi di laurea (discussa nel 2003 a Firenze, proprio con Grossi) “Vittorio Polacco. Le cabale del mondo legale”.
“Se la figura di Polacco mi risultò così interessante e stimolante – spiega Davidantonio a Pagine Ebraiche – il merito è tutto del mio ex professore, che fu il primo ad avviare un certo tipo di percorso. Se oggi siamo consapevoli dello straordinario contributo che Polacco seppe offrire al diritto italiano, se oggi ne conosciamo il profondo attaccamento all’identità ebraica, testimoniato tra gli altri dal titolo del suo saggio, è anche perché il giurista Paolo Grossi si è preso cura per primo e con grande amore delle sue memorie. Il paese è in ottime mani”.
(Nell’immagine in alto il nuovo presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi; nell’immagine in basso l’allora professor Grossi si complimenta con Davidantonio Rubino-Crisci al termine della discussione della tesi di laurea su Vittorio Polacco)
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(25 febbraio 2016)