“In corso dei cambiamenti epocali”

“Viviamo in un mondo in cui si sta perdendo il senso della storia e dei processi che ne determinano l’andamento. Gesti e iniziative dirompenti, che ci portano a un livello di confronto impensabile soltanto fino a pochi anni fa, suscitano reazioni un po’ troppo timide e frenate. Come se fossero routine, normale amministrazione. Ma la storia, appunto, ci insegna che non è così. Per questo ho l’impressione che alcuni miei colleghi dovrebbero prendere maggiormente l’iniziativa e far sentire la loro voce”.
Direttore internazionale degli affari interreligiosi dell’American Jewish Committee e consigliere del Gran Rabbinato d’Israele, rav David Rosen è tra i principali protagonisti del dialogo ebraico-cristiano. Il suo nome appare tra i firmatari del documento (“Fare la volontà del Padre Nostro nei Cieli: verso una collaborazione tra ebrei e cristiani”) diffuso dai rabbini modernisti che molto ha fatto discutere per la natura teologica che lo caratterizza. Ed è inoltre tra coloro che, nelle stesse ore, in dicembre, hanno presentato in Vaticano il documento (“Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili”) prodotto dalla commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo della Santa Sede.
“Non importa andare tanto indietro nel tempo per capire la portata del cambiamento, la nuova epoca che si è aperta nelle nostre relazioni con l’universo cristiano e i vertici ecclesiastici. Muri del pregiudizio e antiche ostilità da parte cattolica hanno lasciato spazio al desiderio di aprirsi al confronto, alla realizzazione di una esperienza dialogica rispettosa delle differenze e delle sensibilità di ciascuno. Sarebbe fuorviante pensare a un quadro idilliaco senza ulteriori criticità e ostacoli da affrontare. Primo tra tutti una maggiore diffusione del messaggio della dichiarazione conciliare Nostra Aetate dalle élite alla base. Ma detto ciò – afferma rav Rosen – non possiamo permetterci il lusso di restare troppo in disparte davanti a processi che sono giganteschi, come se non non ci riguardassero”. Non possiamo permetterci il lusso, insiste, di trascurare il dialogo interreligioso “nelle nostre agende”.
Come abbiamo già scritto, il discusso documento dei modernisti non ha entusiasmato il presidente dei rabbini italiani rav Giuseppe Momigliano. “Pur comprendendo lo spirito con cui è stato scritto”, ha detto a Pagine Ebraiche, il presidente Ari ha infatti espresso il proprio timore che definizioni di carattere teologico “possano far danno” e invitato i leader spirituali a concentrarsi su ambiti in cui la collaborazione abbia “davvero” la capacità di trasformarsi “in qualcosa di concreto”. Rav Rosen continua invece a difenderne contenuti e finalità: “Costituisce un segno tangibile di rafforzamento della missione comune cui sono chiamati ebrei e cristiani. E cioè – sostiene – costruire un futuro di pace, libertà e solidarietà tra i popoli”. Per questo, aggiunge, “non può essere ignorato il fatto che i firmatari dello stesso, da poco più di una ventina in dicembre, siano oggi notevolmente aumentati”
Secondo rav Rosen, la scarsa reattività davanti ai cambiamenti non sarebbe un problema circoscritto al mondo ebraico. “In generale – dice – si ha la sensazione che la superficialità e l’indifferenza ci avvolgano in una cappa. Che proprio l’indifferenza sia un tratto comune che unisce molti spicchi di una umanità sempre più distratta”.
Tra le note positive del dialogo ci sarebbe invece l’impatto mediatico della visita di Bergoglio al Tempio Maggiore di Roma così come, sottolinea rav Rosen, l’abbraccio tra il papa e il rabbino capo Riccardo Di Segni all’ingresso della sinagoga: “Come è stato giustamente ricordato da rav Di Segni, nella tradizione ebraica la terza visita rappresenta una conferma. Nel solco di Wojtyla e Ratzinger, il papa argentino ha voluto ribadire con la propria presenza di essere un interlocutore sincero, ben lieto di recarsi in quello che un cattolico consapevole riesce oggi a riconoscere come un luogo irrinunciabile di amicizia e di incontro”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(Pagine Ebraiche marzo 2016)