Firenze – Don Meneghello tra i Giusti
Sono passati poco più di tre anni dal giorno dell’attribuzione del titolo di Giusto tra le Nazioni in ricordo di Elia Dalla Costa, arcivescovo di Firenze negli anni più duri che contribuì, a rischio della propria vita, a mettere in sicurezza molte centinaia di perseguitati (ebrei e non) sotto il nazifascismo. Da allora altri protagonisti della rete di assistenza clandestina che si trovò a coordinare dall’autunno del ’43 hanno ottenuto analogo riconoscimento da parte dello Yad Vashem. In primis il ciclista Gino Bartali, tra i Giusti dal 2013. Quindi don Mario Tirapani, che lo ha seguito due anni dopo.
Un nuovo ingresso nel Memoriale, festeggiato proprio in queste ore, contribuisce a gettare ulteriore luce su quella grande azione di soccorso collettiva che vide al fianco esponenti del clero, leader ebraici, cittadini comuni. Martedì mattina, nel palazzo arcivescovile di Firenze, le massime autorità religiose e civili si incontreranno infatti per rendere omaggio alla figura di monsignor Giacomo Meneghello (nell’immagine), il primo segretario di Dalla Costa.
Parleranno tra gli altri l’arcivescovo Giuseppe Betori, l’ambasciatore israeliano Naor Gilon, la presidente della Comunità ebraica Sara Cividalli. Intervenendo alla solenne cerimonia tenutasi in Palazzo Vecchio due anni fa per il suo illustre predecessore, il cardinal Betori volle sottolineare con gratitudine il contributo di don Meneghello: “Il cardinale Dalla Costa – le sue parole – non amava documentare e motivare pubblicamente le sue scelte e anche nel caso delle iniziative volute per l’assistenza agli ebrei durante la persecuzione nazifascista non ci sono sue note personali al riguardo. La ricerca delle ragioni che lo hanno mosso deve perciò lasciarsi orientare dai ricordi dei testimoni, come il suo segretario don Giacomo Meneghello e don Leto Casini, dalle attestazioni di riconoscenza indirizzate al cardinale e, più generalmente dal suo magistero, in cui riscontriamo sia la condanna del razzismo sia l’esortazione alla carità verso tutti come pure una familiarità con le pagine bibliche che sono comuni a ebrei e cristiani di cui egli nutriva la propria spiritualità”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(6 marzo 2016)