Gerusalemme di corsa
Gerusalemme prega, Tel Aviv si diverte. Venerdì 18 marzo il concetto più celebre (e reale) di Israele verrà ribaltato quando migliaia di appassionali podisti si daranno appuntamento alla sesta edizione della Jerusalem Winner Marathon. C’è chi si accontenterà di una sgambata da 5 km, chi si cimenterà con le più impegnative gare sui 10 km e mezza maratona e chi, infine, vorrà emulare Fidippide e percorrere i 42,195 km della maratona completa, magari a caccia di un record personale. La differenza. rispetto alle decine di altre manifestazioni di questo genere che si svolgono a ogni latitudine (ormai non c’è grande città che non organizzi una maratona), è che a Gerusalemme si corre accanto a tremila anni di storia, legati a tutte le religioni e letteralmente sfiorando alcuni dei luoghi più sacri del cristianesimo, dell’ebraismo, dell’lslam, qualsiasi sia la distanza prescelta.
Nella maratona completa è a circa metà percorso che si entra nella Old City, il momento di maggior emozione. II varco prescelto, probabilmente il più affascinante, è quello della Porta di Jaffa, inaugurata nel 1538 nell’ambito della ricostruzione delle mura della Città Vecchia voluta dal sultano Solimano il Magnifico (meno magnifico quando decise di uccidere i due architetti non appena si rese conto che avevano lasciato fuori dalla cinta muraria il Monte Sion e la Tomba di Davide). Resta comunque una meraviglia entrare dall’unica porta che si apre sul lato occidentale, a fianco della zona più alta della Città Vecchia, dove si trovano appunto la Torre di David e la Concattedrale del Santissimo Nome di Gesù.
Un momento indimenticabile sarà la vista della parte occidentale del Muro del Pianto. probabilmente il luogo sacro più famoso della Terra Santa, quindi il percorso si snoderà in una sorta di strada parallela alla Via Dolorosa (che secondo la tradizione corrisponde al percorso lungo il quale Gesù, portando la croce è stato accompagnato al luogo della sua crocifissione), prima di uscire dalla Città Vecchia dopo aver attraversato il quartiere armeno (in sostanza non si tocca il quartiere islamico, per il quale varrà la pena dedicare una mezza giornata successivamente e ammirare la Cupola della Roccia da vicino).
Il percorso sarà anche piuttosto impegnativo perché la città è un continuo saliscendi: il Monte Sion (765 metri), l’altura sulla quale nato nucleo originario dell’attuale città e il Monte Scopus (826metri), oltre ai panorami che regalano alcuni scorci dall’alto della Old City, sono i must che aiutano a superare la fatica.
Ma Gerusalemme non è solo la Città Vecchia e, anzi, la maratona consente di ammirare anche la parte nuova e più moderna. spesso un po’ trascurata dai classici tour religiosi. Si parte infatti da Rippin Road e si avvista subito la celebre Knesset, il Parlamento di Israele, quindi si passa di fianco all’Israel Museum (da non confondere con lo Yad Vashem, il Museo dell’Olocausto), uno dei più grandi al mondo. Ma non sono da meno i quartieri trendy del German Colony, detto anche Moshava di Rehavia e Talbiya.
Per tutti, seppur in punti leggermente diversi a seconda della distanza di gara, l’arrivo è previsto (come vuole la tradizione di molte maratone cittadine) nella più grande area verde della città, in questo caso il Sacher Park (niente a che fare con la torta viennese). Stretto tra i quartieri di Nachlaot, Rehavia e il complesso di edifici governativi di Givat Ram, ospiterà dalle 18.45 alle 23.30 le varie premiazioni e chiunque voglia celebrare la riuscita della sua impresa. qualsiasi sia la distanza prescelta. Prima del meritato riposo e magari di una seduta di crioterapia, adeguato preludio alle visite dei luoghi sacri, meno di corsa e in maniera più approfondita, che sono l’obbligo del giorno successivo.
Lorenzo Cazzaniga, Sport Week, 5 marzo 2016
(6 marzo 2016)