Il futuro degli ebrei d’Europa

tobia zevi Chi ha avuto la fortuna di conoscere Alberto Senderey, in questi anni, sa bene quanto le conversazioni con lui siano stimolanti. Per decenni direttore per l’Europa dell’American Joint Jewish Distribution Committee (AJJDC), la più grande ONG ebraica nel mondo, Alberto mantiene una sterminata rete di relazioni, amicizie e dati sulle comunità ebraiche nel mondo. Nella primavera di tre anni fa mi fece notare un elemento che non avevo messo a fuoco: il potere nel mondo tende a spostarsi verso Oriente insieme ai flussi di denaro, ma in quei paesi gli ebrei (praticamente) non ci sono.
Mentre le comunità esercitano un’influenza forte in America e dispongono di una tradizione millenaria in Europa, pare difficile che a breve possano esserci – chessò? – un Bernie Sanders oppure un Woody Allen cinese, indiano o brasiliano. Gli ebrei dovevano dunque ridefinire una collocazione nel mondo, e soprattutto individuare i potenziali alleati nelle altre nazioni, etnie, comunità religiose.
A tre anni di distanza, ho la sensazione che la situazione sia più grave. In particolare in Europa: forse più altrove che in Italia si riscontra un sentimento di preoccupazione, se non di paura, tra gli ebrei del vecchio continente. Ciò è dovuto essenzialmente a due fattori: lo stallo della vicenda mediorientale, con il rischio per la sicurezza di Israele; e poi l’aumento dell’antisemitismo in Europa, o comunque della sua percezione, come ha testimoniato una recente indagine tra i leader ebraici europei. Interessante, a questo proposito, il fatto che gli stessi intervistati interpretino il rapporto con le altre comunità religiose come una carta da giocare.
Insomma, esiste un futuro per gli ebrei in Europa, nonostante i trend demografici, l’allontanamento dalla vita comunitaria, l’aumento dell’antisemitismo e le trasformazioni sociali legate alle migrazioni? Ne discutiamo giovedì a Roma, presso il Centro ebraico Pitigliani. Interverranno il demografo Sergio Della Pergola, l’esperta di statistica Linda Laura Sabbadini, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e il presidente della Comunità di S. Egidio Marco Impagliazzo.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi

(8 marzo 2016)