Rivlin: “Israele è una democrazia
e saprà dare risposte ai problemi”

nl 160309 jewish and democratic stateÈ chiara e forte la reazione del presidente Reuven Rivlin ai dati evidenziati da “Mosaico israeliano: identità, società e religione”, il sondaggio del Pew Research Center sulla società israeliana presentatogli ieri mattina: “Si tratta di una ricerca con cui devono confrontarsi coloro che in Israele prendono le decisioni, deve essere messa in mano al governo. Indica più che mai una necessità di rispondere ai nostri problemi interni. L’idea che lo stato di Israele non sia democratico che per i suoi cittadini ebrei è inconcepibile, e dobbiamo trovare una risposta a questo dato”. Israele è un esempio su molti fronti, è una democrazia solida e vitale, il concetto espresso dal presidente Rivlin, e come tale deve e saprà rispondere alle problematiche che emergono dall’indagine.
La ricerca, portata avanti fra la fine del 2014 e il 2015 su un campione composto da oltre 5600 israeliani appartenenti sia alla maggioranza ebraica – composta da Haredim, Datim, Masortim e Hilonim – che alla componente araba della popolazione che comprende Musulmani, Cristiani e Drusi mostra un paese su alcune questioni diviso, disilluso, in cui è grande la diffidenza nei confronti di chiunque non faccia parte del proprio gruppo. Nonostante si tratti di un sondaggio molto approfondito, i cui risultati sono articolati in quasi 250 pagine di dati, grafici e analisi approfondite, il risultato subito portato all’attenzione di tutti da alcuni media sia israeliani che americani e che sta facendo scalpore è la divisione netta della popolazione ebraica sull’affermazione “Arabs should be expelled or transferred from Israel”, ossia “Gli arabi dovrebbero essere espulsi o trasferiti (fuori) da Israele”. Il 21 per cento degli ebrei israeliani ha risposto di essere “fortemente d’accordo”, e il 27 per cento “d’accordo”. Ossia quasi metà della popolazione ebraica in Israele è a favore di una espulsione della popolazione araba israeliana. Il report ovviamente scompone questi dati secondo tutte le varianti di appartenenza religiosa, età, sesso, livello scolastico e posizionamento politico nonché appartenenza al mondo ebraico ashkenazita o sefardita, ma nonostante le varianti la media è 48 per cento. Il demografo Sergio Della Pergola – che ha agito da “consulente esperto” per il Pew Research Center – commentando il report la sera prima della sua presentazione ufficiale, oltre a numerose valutazioni sui risultati del sondaggio aveva anticipato a Pagine Ebraiche le conclusioni a cui intendeva arrivare il giorno successivo presso l’Institute for National Security Studies, durante il simposio che ha portato numerosi studiosi a dibattere dei risultati da poco presentati prima alle maggiori cariche del paese e successivamente resi pubblici. Per Della Pergola il report “Deve suonare come un campanello di allarme e un richiamo alla responsabilità dei dirigenti e dei leader di un paese che non può più aspettare: serve una classe dirigente che si impegni ad avere un effetto positivo su una società molto divisa che pare essersi avviata lungo una strada sempre più impervia”. E il presidente Rivlin ha praticamente risposto, dichiarando che “Con questo studio, ci troviamo improvvisamente messi di fronte alla necessità di lavorare di più per creare comprensione e familiarità, e per unire gruppi e comunità diverse. I risultati della ricerca devono servire a dare la sveglia alla società israeliana, portare a un esame di coscienza approfondito e a una valutazione morale. Mi addolora vedere un tale divario nelle coscienze – sia religiose che laiche – del pubblico tra la nozione di Israele come Stato ebraico e come Stato democratico. Credo anche che i nostri valori democratici siano nati dal nostro ebraismo, l’amore per lo straniero e l’uguaglianza davanti alla legge non sono valori estranei, sono l’essenza stessa dell’ebraismo”. Ha poi aggiunto che un altro problema è l’atteggiamento nei confronti dei cittadini arabi di Israele: “C’è una differenza netta tra il modo in cui gli arabi israeliani percepiscono se stessi come discriminati e il numero degli ebrei che si dicono convinti che non vi siano discriminazioni. È da molti anni che sostengo che i problemi sociali, e non solo la sicurezza, sono una questione strategica. Spero di trovare un modo per capire meglio la società israeliana, e le sfide e le opportunità che essa deve affrontare”.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(9 marzo 2016)