Ye’ud – La sfida dell’essere leader autentici
Una maratona di incontri con esponenti del mondo ebraico per discutere di leadership e di futuro delle comunità ebraiche italiane, quella a cui hanno partecipato lunedì i ragazzi di Ye’ud, il seminario UCEI in corso a Gerusalemme questa settimana.
Ha aperto la giornata il rabbino Binyamin Lau, che ha parlato della sfida di essere leader autentici e di successo nell’ebraismo. “Il segreto della leadership è quello di sapersi restringere, rinunciare all’ego, così da dare spazio ai membri della comunità. Solo minimizzando il nostro ego possiamo trovare lo spazio per ciascun membro”, ha spiegato. “Dobbiamo sempre tenere gli occhi aperti, interessarci degli altri”, questi gli ingredienti necessari.
Discutendo la complessa realtà sociopolitica israeliana, rav Lau ha messo in discussione la diversità della popolazione, che divide e crea tensioni costanti. “In realtà, siamo accomunati dallo stesso DNA; sarebbe troppo facile dividere Israele in due stati diversi, uno di destra l’altro di sinistra, uno religioso l’altro secolare. Dobbiamo capire e accettare le differenze”.
A seguire, una breve lezione di Torah del rav Roberto Della Rocca. Basandosi sull’episodio del censimento del popolo ebraico nel deserto, il rabbino e direttore di Ye’ud ha spiegando la necessità di espiare tale azione con un sacrificio. Della Rocca dunque invitato i partecipanti a non trattare i membri delle comunità come numeri: “Bisogna valorizzare le persone da un punto di vista anche qualitativo”.
Il professor Sergio Della Pergola, demografo, docente e ricercatore presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, ha presentato una serie di dati sulla popolazione ebraica nel mondo, confrontando passato, presente e prospettive per il futuro. Ancora limitati i dati sull’ebraismo italiano se paragonati a quelli di altri paesi, ha commentato un partecipante.
Gli studenti hanno poi ascoltato la testimonianza di Nati Rom, attivista israeliano che, con la sua organizzazione Lev HaOlam, combatte contro il boicottaggio dei prodotti provenienti dai territori di Giudea e Samaria. Rom si è espresso sulla proibizione che vieta agli ebrei di pregare sul Monte del Tempio, definendola il “vero apartheid in Israele”.
Sono stati due i workshop pratici sulla leadership tenuti durante la prima giornata del seminario. Il primo, di Dan Wiesenfeld, esperto di leadership di team building, ha stimolato i ragazzi a discutere il problem solving e le dinamiche del un team rispetto a quelle di un gruppo; Daniel Segre ha sviluppato il discorso sul mindset nei conflitti.
“Sono rimasto colpito dalla varietà di attività proposte, oltre alla diversità dei partecipanti stessi”, ha commentato Giorgio Berruto, 27 anni, consigliere UGEI e partecipante di Ye’ud 2016. “All’interno del gruppo, abbiamo provenienze, modelli di vita e idee diverse; abbiamo già avuto modo di confrontarci tra una lezione e l’altra”.
Impegnata nella lettura del quotidiano Yediot Aharonot durante una breve pausa, anche Sarah Terracina, 23 anni, ha espresso un sentimento simile. Sarah, originariamente di Roma, si è trasferita in Israele quattro anni fa e ha appena completato il servizio militare. Ora vive nel kibbutz di Hanita e ha deciso di partecipare a Ye’ud con l’intenzione di rafforzare il suo legame con la realtà ebraica italiana.
Simone Somekh twitter @simonsays101
(9 marzo 2016)