PREDAPPIO SI – Per capire il Ventennio disastroso

predappio sì Un primo merito del progetto intrapreso dal sindaco di Predappio – aprire, nell’ex Casa del fascio della città del Duce, un Museo del fascismo italiano – sarà stato quello di risvegliare la comunità degli storici dall’abituale suo torpore. I contemporaneisti italiani si vanno oggi impegnando in una discussione significativa, oltreché sul merito del progetto romagnolo, sui nodi del rapporto fra storia e memoria Finora, deboli sono stati gli argomenti raccolti ad detenendum. Il pericolo che un Museo del fascismo a Predappio incoraggi i pellegrinaggi dei nostalgici(come se davvero potesse esistere confusione tra un luogo serio di interpretazione scientifica, di rappresentazione museale, e di restituzione narrativa del Ventennio, e le stanche ritualità dei neofascisti in camicia nera che salutano romanamente presso la tomba di Mussolini). La necessità di realizzare, preventivamente, un Museo del Novecento a Roma o a Milano(come se davvero l’una cosa fosse culturalmente propedeutica all’altra). La volontà di opporsi a un progetto che si dice appoggiato dal governo di Matteo Renzi (come se davvero fra le priorità dell’attuale premier rientrasse mai un discorso sulla storia e la memoria della nazione). I musei storici, i centri di documentazione, i memoriali, nascono spesso nei luoghi che soro stati teatro degli eventi ai quali si riferiscono. Le scolaresche francesi vanno a Verdun per imparare l’orrore della morte in trincea durante la Grande Guerra. Le scolaresche dell’Europa intera vanno ad Auschwitz per imparare la tragedia della Shoah. Perché – una volta garantiti, attraverso un comitato scientifico e quant’altro, il rigore culturale e la pertinenza espositiva di un Museo del fascismo – le scolaresche italiane non dovrebbero andare a Predappio per imparare in loco il disastro del Ventennio mussoliniano?

Sergio Luzzatto, il Sole 24 Ore, 6 marzo 2016