Setirot – L’ultima protesta

jesurumDi Angelo Fortunato Formiggini – ebreo, editore, poeta, scrittore, giornalista, gran provinciale di fine Ottocento – molti di noi ricordano più che altro il suicidio, quel gettarsi dalla Ghirlandina di Modena il 29 novembre 1938, a sessantʼanni. Ultimo atto di coerenza – e di sberleffo – di una esistenza goliardica e ribelle vissuta fin dai banchi di scuola. Un personaggio, Formiggini, degno invece di essere approfondito e apprezzato, esercizio questo che trova spunto dalla lettura de Il tovagliolo di Formiggini, libriccino che lʼautore, Ugo Berti Arnoaldi, un vecchio amico, ha pubblicato in proprio (lo si trova su ilmiolibro.it).
Il suicidio come ultima protesta contro una deriva politica che è la negazione stessa di quanto Formiggini avesse creduto per tutta la vita. “Non cʼè più niente da ridere, è infine arrivata la tragedia”, ma lui non ha le parole per dirla, la tragedia. E poche ore prima di salire sul treno che per lʼultima volta lo riporterà da Roma a Modena, il 27 novembre del ʼ38, scrive un saluto ai suoi concittadini, e lo conclude così: “Ecco, con un estremo atto di disciplina elevo il mio bravo saluto al Duce e poi lancio dallʼalto il mio alto grido: Italia! Italia! Italia! E lancio dallʼalto anche me stesso: bumf”.

Stefano Jesurum, giornalista

(10 marzo 2016)