Linguaggi

Schermata 2016-03-11 alle 10.21.24“A minha patria é a lingua portuguesa” scriveva Fernando Pessoa. Una frase che ben si adatta alla storia ebraica perché per molti secoli, oltre alla Torah, la lingua (o le lingue) del popolo ebraico è stata una sorta di patria spirituale, anche per gli ebrei non religiosi. In attesa della prossima Giornata Europea della Cultura Ebraica, che avrà proprio come tema le lingue dell’ebraismo, è interessante ricordare come prima della creazione dello stato di Israele vi sia stato un animato dibattito tra i sostenitori dell’ebraico e coloro che ritenevano invece che la lingua nazionale degli ebrei sarebbe dovuta diventare l’yiddish. L’yiddish al tempo, nonostante fosse comunque in declino a causa soprattutto dell’assimilazione, era la lingua maggioritaria per numero di parlanti, era la lingua delle masse, quindi privilegiata soprattutto dai movimenti internazionalisti – così come dal regime sovietico, il quale lo promosse tra l’altro a lingua officiale del ‘Oblast di Birobidzhan -; ma veduta ugualmente con maggiore favore anche da alcune branche dell’ortodossia ebraica, le quali lo preferivano nell’uso quotidiano, in contrasto con il carattere di sacralità detenuto dalla lingua ebraica. La classica opposizione tra mame-loshn e loshn-koydesh che risale già dai tempi di Maimonide.
Come scrive il Forward in un articolo dal titolo “Should Israel have gone with Yiddish?”, l’ebraico era però naturalmente la lingua più familiare a tutti gli altri parlanti non ashkenazi, se Israele avesse adottato l’yiddish “il sionismo li avrebbe voltato le spalle”.
Alcune comunità haredi hanno continuato ad usare l’Yiddish persino in Israele, il citato Forward ha da poco riaperto un’edizione nella lingua d’origine, ma ormai in generale l’yiddish è per i più un revival o un retaggio e l’ebraico è divenuto egemonico anche nella diaspora, una connessione che riesce ad unire le comunità di tutto il mondo. Eppure, speculando sull’ucronia, chissà come sarebbe stato Israele senza la rivoluzione di Ben Yehuda. Forse vi sarebbe stata una vera e propria acculturazione da parte ashkenazi, oppure il Ladino avrebbe acquistato eguale vigore, i dialetti giudeo-arabi si sarebbero unificati in una sola lingua standardizzata, o altrimenti sarebbe intervenuto in conclusione l’Esperanto di Zamenhof. Un gran balagan!

Francesco Moises Bassano, studente

(11 marzo 2016)