Roma – Nardecchia, il lattaio eroe
A rischio della propria vita salvò da sicura deportazione due giovanissimi fratelli: Sara e Gabriele Sonnino. Era il 16 ottobre del ’43, il giorno più nero per gli ebrei romani. Senza pensarci un secondo Francesco Nardecchia, il “lattaio del ghetto”, si lanciò in strada e urlò al soldato tedesco che li stava portando verso il centro della piazza che Sara e Gabriele erano suoi figli.
Un atto di eroismo ricordato dalla Comunità ebraica romana nel corso di una cerimonia tenutasi nel cortile della scuola alla vigilia dello Shabbat.
Grande l’emozione della presidente Ruth Dureghello, del rabbino capo Riccardo Di Segni, della preside Milena Pavoncello e di tutti i presenti al momento della consegna di un premio a Virginia Nardecchia, figlia di Francesco.
Ha raccontato Virginia: “Mi ricordo poco di quel giorno, avevo 13 anni. Quando papà portò quei bambini dentro alla latteria non capii cosa stesse succedendo. Ripensare a quello che fece è bellissimo”.
“Nella storia del popolo ebraico, anche durante i momenti brutti, storie come questa hanno illuminato il percorso” ha osservato il rav Di Segni. “Sono orgogliosa di premiare questa famiglia, che ha permesso a un’altra famiglia, salvando quei bambini, di continuare a esistere. C’è voluto un gran coraggio” ha sottolineato Dureghello.
(Nell’immagine Ansa Gabriele Sonnino e Virginia Nardecchia)
Al tavolo di un locale del Portico d’Ottavia, qualche giorno dopo la cerimonia, ricordiamo questa vicenda con uno dei protagonisti, Gabriele Sonnino. Al tavolo ci sono anche Virginia, la figlia del lattaio eroe (nell’immagine in una foto dell’epoca); Stefania Giammetti, la nipote. Settimio Limentani, detto “Titti”, storico commerciante del quartiere ebraico. L’artista Georges de Canino, una delle anime della Roma ebraica.
“La famiglia Nardecchia, originaria di Isola Liri, era di origini modeste. Ricordo che vivevano in Vicolo del Giglio, non lontano da Campo de’ Fiori. Erano i ‘lattai del ghetto’, così li chiamavamo. Persone straordinarie, che porto sempre nel cuore” sottolinea Limentani, il cui negozio era accanto alla latteria. “Il coraggio di Francesco, in quel drammatico frangente, non mi sorprende: parliamo di persone speciali, con un grande cuore. Spero che questa vicenda sia conosciuta dal più ampio pubblico e riconosciuta con tutti gli onori. Se lo merita”.