Germania al voto, crollo Merkel
avanza l’ultradestra

rassegnaSconfitta in due dei tre Länder in cui si è votato. Un colpo duro, seppur previsto, quello ricevuto dalle urne dalla cancelliera Angela Merkel. La sua Cdu non è riuscita a vincere solo in uno degli Stati federali andati alle urne, perdendo in tutti molti voti rispetto al passato. Chi invece avanza in modo preoccupante è l’ultradestra xenofoba di Alternativa per la Germania (AfD), guidata dall’ex manager Petry Frauke che in Sassonia-Anhalt, nell’Est ex socialista, è arrivata al 24 per cento (Repubblica). “Questo voto – scrive il Corriere della Sera – non racconta tanto che la Germania respinge l’apertura di Frau Merkel ai rifugiati: i voti non andati alla AfD sono tutti per partiti favorevoli a dare asilo. Crea però una realtà nuova: un partito di destra, alla destra della Cdu, un’entità che dal Dopoguerra non c’era mai stata ed era fino a poco tempo fa un tabù politico”.
“Sarà sempre più difficile dare vita a governi e maggioranze stabili – prevede l’analista tedesco Oswald Metzger sul Messaggero – Finora, a causa del nazismo e dell’Olocausto, in Germania la ragion di Stato impediva partiti di estrema destra. Ora, 70, 80 anni dopo la guerra, subentra forse una certa normalità, ma non direi che esiste pericolo per la democrazia”.

Chi è l’AfD. “L’ex manager ultrà che ha trasformato i populisti” titola Repubblica per descrivere Petry Frauke, leader dell’ultradestra dell’AfD. Ferocemente contraria alla politica dell’accoglienza dei migranti proposta da Merkel, Frauke sembra voler riproporre in Germania il modello Front National della Le Pen ma non sul fronte economico, definita “troppo socialista” (e Repubblica si chiede se non volesse dire statalista). Contro l’euro, contro l’Unione europea, contro gli immigrati, al Corriere uno dei membri dell’AfD, Georg Pazderski, spiega il credo politico del partito. “Rapporti con i neonazisti?”, chiede il giornalista. “Nessuno. Siamo liberisti in economia e conservatori nei valori della famiglia e della religione. Difendiamo l’originalità delle culture nazionali e il diritto dei tedeschi ad essere orgogliosi. Siamo una democrazia di successo, basta con i sensi di colpa

Turchia-Costa d’Avorio, il doppio attentato terroristico. Almeno 34 vittime e 125 feriti ad Ankara per l’esplosione ieri di un autobomba nel centro della città. Le autorità turche accusa il Pkk curdo, che ha già colpito negli scorsi mesi, ma tra i possibili responsabili – riporta il Corriere – potrebbe esserci il fanatismo dell’Isis. Ed è il terrorismo islamista ad aver colpito a migliaia di chilometri da Ankara, in Costa d’Avorio. Alcuni uomini hanno aperto il fuoco in tre località turistiche, (“giovanissimi, urlavano Allah Akhbar”, racconta una testimone a Repubblica) sulla spiaggia, uccidendo almeno 16 persone e ferendo molte altre. A rivendicare l’attentato, il movimento terroristico di Al Qaeda, che sta avanzando in Africa, scrive Guido Olimpo sul Corriere, contendendosi il controllo con altri gruppi jihadisti, tra cui l’Isis.

Hamas a braccetto con l’Isis. I terroristi di Hamas addestrano a Gaza i jihadisti del Califfato. Lo fanno in cambio del contrabbando di merci, in particolare armi, nell’area del Sinai. Ad avvertire del pericolo, le autorità israeliane che collaborano attivamente con gli egiziani per contrastare questo sodalizio del terrore (Repubblica).

La maestra migliore del mondo. Hanan Al Hroub, 43 anni, maestra elementare in una scuola palestinese di Betlemme ha vinto il premio Nobel dei professori, il Global teacher prize indetto dalla Varkey Foundation. “La sua è una vittoria per la Palestina?”, chiede un giornalista di Repubblica alla neovincitrice del premio: “Sì, con me hanno vinto tutti i docenti del mio paese. Dedico a loro la mia vittoria e anche a tutti i professori che insegnano in condizioni difficili, a chi come me crede che l’educazione, il sapere, siano le armi per cambiare il nostro futuro, il mondo. A noi palestinesi hanno portato via la terra perché eravamo ignoranti, ma le cose cambieranno”. 

Regeni, basta omissioni. I procuratori Giuseppe Pignatone e Sergio Colaiocco sono al Cairo per proseguire nell’inchiesta che vuole far luce sulla morte di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano torturato e ucciso nella Capitale italiana. L’Italia vuole la verità sull’omicidio ma continuano i depistaggi sul fronte egiziano e a Roma si valutano contromisure diplomatiche (Corriere).

Tre anni di Bergoglio. “Il papa venuto dalla fine del mondo ha dato una svolta alla Chiesa che si stava avvitando in uno stallo inesorabile”, così Alberto Melloni su Repubblica riassume su Repubblica il primo triennio sul soglio pontificio di Bergoglio.

Daniel Reichel

(14 marzo 2016)