sacrificio…

Si apre con Wa-yiqrà una lunga descrizione dei sacrifici e delle loro regole. Noi, che viviamo in un’epoca in cui non c’è più il Beth Ha-Miqdàsh, non ci rendiamo conto della loro portata, anche perché i richami dei Profeti contro l’aspetto formale (o meglio, formalistico) dei sacrifici ci confondono le idee.
Tuttavia la Torà ci dà le indicazioni per comprendere meglio. Giusto in questa Parashà, c’è un dettaglio che – come dicono i chakhamim – “dice: analizzami”. “Adam ki yaqrìv mi-kèm qorbàn l-Ha-Shem”; “Se un uomo offre da voi un scrificio a D.o”: ci saremmo aspettati una formulazione tipo “se un uomo fra voi offre…”. Rabbénu ‘Ovadyà Sforno chiarisce che il vero sacrificio si ha quando esso nasce dalla persona, che mette in discussione se stessa. Se il sacrificio non nasce dal desiderio di teshuvà e di sottomissione, se non si sacrifica qualcosa di sé, il qorbàn non è un vero sacrificio.

Elia Richetti, rabbino

(17 marzo 2016)