Qui Roma – Israele, l’identità dinamica
e le sfide della geopolitica
Quali sono i confini di Israele? Come si è evoluta la loro estensione ma soprattutto la percezione che il mondo, interno ed esterno al paese, ne ha avuto? A tentare di dare una risposta, nel corso di un confronto intitolato “I confini e i territori di Israele. Halachà, storia e politica”, organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dal Tempio Beth Michael di Roma (che l’ha anche ospitato) nell’ambito del ciclo di incontri Jewish Think Tank, il rav Pierpaolo Pinhas Punturello e Claudio Vercelli, storico dell’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, moderati dal maskil Gadi Piperno. Il quale ha sottolineato, nell’introdurre l’incontro, che nella complessità di temi che tali domande introducono, è possibile individuare alcune possibili spiegazioni sia dal punto di vista storico sia sia dal punto di vista della Legge ebraica.
In entrambe le prospettive, a prevalere è il concetto di “mobilità”. Essa riguarda lo spostamento in molti diversi momenti della storia antica e di quella più recente di quelli che sono i confini geografici, ma soprattutto i fattori che hanno determinato la loro variabilità. Tra quelli “che più sottostimiamo”, Vercelli ha segnalato la “composizione interna della società israeliana, la quale è estremamente pluralistica, composta di una molteplicità di collettività, culture, atteggiamenti e gruppi, formando un vero e proprio mosaico che con i suoi mutamenti identitari costituisce sempre il baricentro della politica”. Oltre a questi equilibri sociali, che determinano in particolare l’autopercezione dei confini da parte degli israeliani stessi, esiste un intreccio di fattori politici e religiosi, che il rav Punturello ha esposto sottolineando come secondo la halakhah esistano dei territori a cui il popolo ebraico non potrebbe mai rinunciare, nemmeno se lo volesse, essendo la sua stessa identità inestricabilmente connessa a quelle terre.
Accanto a tutto questo, nel delicato scacchiere della zona in cui si trova israele, Punturello ha concordato sul fatto che “la situazione mediorientale mette in discussione il concetto di sovranità, che è alla base del riconoscimento dei confini”. A questa specifica crisi – ha detto quindi Vercelli – è legato anche il fenomeno del radicalismo islamista, che negli ultimi anni ha cambiato tutto lo scenario geopolitico.
Infine, vi è poi secondo lo storico un altro fattore esterno di cui tenere conto, e cioè quello più generico della globalizzazione. “Il potere decisionale – ha spiegato – cioè di ambito economico e politico, non è più territoriale, legato a un singolo spazio preciso”. Al contrario oggi il potere è molto più diluito, e gli organismi internazionali rappresentano bene questa mancata coincidenza tra il potere e un luogo fisico. Anche in questo caso, ha dunque concluso Vercelli, si può parlare di mobilità. “Un fattore con cui dovremo confrontarci sempre di più”.
Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked
(21 marzo 2016)