Roma – Il ricordo dei soldati israeliani caduti
“Cari ragazzi, siete con noi”
Mentre l’integralismo islamico torna a colpire il cuore dell’Europa, Roma accoglie i genitori di 29 soldati israeliani uccisi nella lotta contro il terrorismo. A organizzare la visita la no-profit Or Lamishpachot, nata per aiutare le famiglie che hanno perso i figli durante il servizio militare a tornare a una vita normale nonostante il lutto della loro scomparsa, con il sostegno del Keren Hayesod. Nel corso della serata inaugurale, ieri in sinagoga, hanno portato i loro saluti agli ospiti la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il rabbino capo Riccardo Di Segni e l’ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon.
“La parashah di questa settimana, che racconta della morte dei figli di Aron, ci fa capire che quando vengono colpite le persone più importanti questo ci segna indelebilmente”. Questa la considerazione del rav Di Segni, che ha quindi sottolineato come il popolo ebraico sia “uno solo”. Un concetto espresso anche da Dureghello, che ha evidenziato come “i vostri figli sono i nostri figli, e chi protegge Eretz Israel protegge anche Roma e tutti quanti noi, in un’unica grande famiglia”. E il fatto che la Comunità ebraica abbia accolto i genitori, ha incalzato Gilon, è un segno della veridicità del fatto che “nel popolo ebraico ognuno è responsabile per l’altro”.
La sensibilità nei confronti della difesa dei valori della democrazia e della libertà portata avanti dallo Stato d’Israele in Medio Oriente riguarda molto da vicino anche la comunità drusa. Lo ha spiegato Koftan Halabi, direttore dell’associazione Drusi in Israele, in visita in Italia. Halabi ha ricordato che il numero di drusi che si arruolano per il servizio militare è oggi pari all’83 percento.
Sono molte le iniziative che vedranno coinvolti i genitori venuti a Roma, accolti ieri anche dall’ex presidente della Comunità Riccardo Pacifici. Tra cui una visita alla città e alla Comunità ebraica di Napoli e una festa di Purim. In loro rappresentanza ha parlato ieri Miriam Peretz, che in guerra ha perso due figli. “Questi ragazzi hanno dato la vita per dare la possibilità ad altri ragazzi di avere una vita normale” ha detto, osservando quanto sia dura ma al tempo stesso importante tenere duro. “Noi decidiamo che vogliamo vivere. E vivremo!”.
f.m. twitter @fmatalonmoked
(22 marzo 2015)