Qui Roma – Il volume in ricordo della studiosa
La lezione di Anna Morpurgo
Il ricordo di una studiosa rigorosa ma appassionata e allo stesso tempo di un’amica che ha sempre costituito una fonte di ispirazione. Così Marina Passalacqua ha descritto il contenuto del volume Per Anna – Testimonianze e memorie per ricordare Anna Morpurgo (Deinotera Editrice), da lei curato insieme a Tullio De Mauro e presentato ieri al Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Il libro raccoglie i testi di colleghi e amici italiani che ricordano la grande filologa, ricercatrice per anni alla Sapienza di Roma prima di arrivare a Oxford. “Una figura prestigiosa e apprezzata nel mondo accademico internazionale – le parole del presidente Ucei Renzo Gattegna, che ha portato i suoi saluti – e questa pubblicazione è un segno d’affetto verso Anna per quello che ha significato e per quello che ha fatto nel mondo per la cultura italiana”. A presentare il volume nel corso della serata, condotta da Passalacqua, oltre a De Mauro, il presidente dell’Associazione Hans Jonas Tobia Zevi e Maurizio Sonnino, professore di Lingua e Letteratura greca alla Sapienza.
Anna Morpurgo era nata a Milano nel 1937, in una famiglia ebraica che dello studio aveva fatto sempre uno dei suoi più alti valori. Suo nonno era infatti il celebre matematico Guido Castelnuovo, a cui oggi è ancora dedicato il dipartimento dell’Università La Sapienza. Suo padre Augusto Morpurgo morì nel 1939, mentre tentava di organizzare una fuga della sua famiglia verso l’Argentina per sfuggire alle persecuzioni razziste. Lei e sua madre si trasferirono dunque a Roma, dove sopravvissero nascondendosi e ottenendo documenti falsi. Dopo la guerra, riuscì a ottenere un dottorato in filologia classica all’Università La Sapienza, con una tesi sul Lineare B, l’antichissima e misteriosa scrittura dei palazzi micenei, definendosi già come una dei primissimi studiosi della materia. All’Università di Oxford arrivò nel 1962, ma gli anni alla Sapienza hanno lasciato dietro un folto gruppo di stimati colleghi e amici, ma anche persone che la ricordano per il suo contributo e la sua eredità ancora determinante negli ambienti dell’ateneo romano. Uno di questi è Tobia Zevi, che vi ha svolto gli studi fino al dottorato di ricerca, e ha introdotto la sua riflessione domandandosi se esista un legame speciale tra gli studi linguistici e l’identità ebraica. “Forse sì – la sua risposta – e sta nell’enorme attenzione dell’ebraismo e della sua tradizione ermeneutica alla parola, attraverso la quale si crea il mondo”.
Zevi ha quindi sottolineato come l’unico testo della raccolta a firma di Morpurgo sia dedicato a una riflessione sulla Memoria, un tema che ha profondamente segnato l’identità ebraica della studiosa. La quale, ha sottolineato Sonnino, lo affrontava con difficoltà “poiché in lei vi era la forte paura che quanto le era successo potesse riaccadere”. Il professore ha quindi analizzato il modo in cui Morpurgo viveva l’ebraismo “come un forte senso di appartenenza, un ebraismo tanto secolarizzato e laico, quanto tenace e profondo”.
Un aspetto ricordato anche da De Mauro, che nel delineare il ritratto di Morpurgo ne ha quindi rievocato anche il grande rigore, che si traduceva in una straordinaria capacità di esprimersi e comunicare sempre con estrema chiarezza. “Anna era una persona che emanava non solo genericamente intelligenza ma anche operatività negli studi”, il suo affettuoso ricordo. “Evocava la volontà di perseguire l’educazione in tutti noi”.
f.m. twitter @fmatalonmoked
(23 marzo 2015)