Unioni à la carte
Presso la Camera dei Deputati vi è la proposta di legge n° 3634, approvata dal Senato della Repubblica, recante Regolamentazione delle Unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze, evoluzione del c.d. disegno di legge Cirinnà, dal nome della senatrice proponente.
La nuova disciplina, in tesi, dovrebbe essere approvata a scatola chiusa dalla Camera, senza dover tornare in Senato, nel qual caso avremmo dinanzi a noi un’intelaiatura definitiva dei rapporti di coppia in Italia. Sette anni addietro scrivemmo un volume per i tipi della Giuffrè, intitolato “Matrimonio à la carte”, senza però immaginare che questo titolo, che riguardava soprattutto la Francia, ma in parte anche gli USA, sarebbe stato così appropriato per l’esperienza italiana.
In effetti, se questa proposta, come sembra, dovesse diventare legge dello Stato, avremmo, per le coppie eterosessuali, la scelta fra matrimonio, convivenza di fatto e convivenza registrata mentre, per le coppie omosessuali, la scelta sarebbe fra unioni civili, convivenza di fatto e convivenza registrata. A fronte di questo ventaglio di opzioni, non è azzardato dire che probabilmente solo l’Italia offrirà tanti moduli esistenziali fra i quali poter scegliere.
Considerando la gestazione del progetto, la nuova disciplina delle convivenze more uxorio (le c.d. coppie di fatto, etero oppure omo) è figlia del movimento di idee che lamentava lo stato d’anomia della materia, contrassegnata dalla mancanza di diritti dei conviventi, la quale mancanza in parte era vera, ma era anche in parte provocata sia da una giurisprudenza non molto moderna che da diffusi equivoci, visto che taluni diritti che mancavano ai conviventi (primo fra tutti in campo sanitario, con la possibilità di intervenire in caso di emergenze mediche) mancano in realtà anche ai coniugi.
Si sovrappone a tutto questo, poi, il contratto di convivenza, per il quale è prevista la registrazione obbligatoria all’anagrafe, costituendo in parte un doppione della stessa unione civile, tant’è che, quanto meno a nostro avviso, sia le unioni civili che le convivenze registrate andranno a confluire nell’ambito del futuro regolamento europeo relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all’esecuzione delle decisioni in materia di effetti patrimoniali delle unioni registrate, il quale regolamento dovrebbe vedere la luce in tempi ravvicinati, stante la decisione della Commissione Europea di accedere alla procedura di cooperazione rafforzata.
Infine, è da sottolineare che il modulo per le coppie omosessuali – le unioni civili – offrirà più diritti alle coppie omo che a quelle etero, il che non è scandaloso, perché va a coprire delle ingiustizie pregresse, ancorché sia per qualche rivolo più frutto di equivoci tecnici che di scelte consapevoli. Tali vantaggi consistono nell’abolizione della separazione personale (in effetti alquanto obsoleta) e nel varo del testamento biologico.
In cauda venenum: d’ora in poi l’amore si paga perché dalla convivenza more uxorio sorgono diritti patrimoniali non indifferenti, e quindi la c.d. sana libidine tende a sfumare: non diceva Milton Friedman che non esiste il pranzo gratis? Ecco, ora nemmeno la convivenza con l’amante lo è.
Fra scelte oculate e qualche equivoco – specie nel campo del diritto internazionale privato – il nostro Paese dovrebbe diventare una sorta di interessante laboratorio giuridico: finalmente avremmo qualcosa da raccontare ai nostri colleghi europei.
Emanuele Calò
(23 marzo 2016)