Ginevra – “L’Onu rispetti lo Stato d’Israele, inaccettabile il doppio standard”
Il 21 marzo, un giorno prima dei tragici attentati di Bruxelles, si è tenuta davanti al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra una manifestazione di protesta contro l’ipocrisia del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu nei confronti di Israele. Diverse organizzazioni ebraiche e non, provenienti da Paesi europei e da Israele, si sono radunate per denunciare il doppio standard dell’Onu, sempre critico con Israele, e compiacente verso tutto il resto del mondo. A guidare la protesta Yair Lapid, membro della Knesset. Con lui erano presenti, tra gli altri, David Breakstone, vicepresidente dell’Organizzazione mondiale sionista, Kay Wilson, una donna israeliana gravemente ferita in un attacco di terroristi palestinesi, Gilad Kabilo, dell’Israel-Asia Center, Shimon Samuels, direttore delle relazioni internazionali del Simon Wiesenthal Center, Hillel Neuer, direttore esecutivo dell’Osservatorio delle Nazioni Unite, Andras Pataki, della Israeli-Allies Foundation. A introdurre i relatori Saksia Pantel, della Federazione Sionista. Tra le delegazioni, gruppi provenienti, tra gli altri Paesi, da Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria. Presente anche una folta rappresentanza dell’Associazione Svizzera-Israele, sezione Ticino, guidata dal suo presidente Adrian Weiss.
“Noi siamo qui, ebrei e non ebrei, da Israele e dall’Europa – ha esordito Lapid – per protestare, per il fatto che qui, in questo edificio dietro di me, al Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, invece di fare ciò che si suppone debbano fare, essi incoraggiano le uccisioni, il terrore, l’ingiustizia. E noi non vogliamo più rimanere in silenzio. Questo non è un consiglio per i Diritti Umani, ma è diventato un consiglio per i Diritti dei terroristi”
“Negli ultimi dieci anni – ha ricordato Lapid – il Consiglio ha approvato 55 risoluzioni riguardanti le violazioni dei diritti umani nel mondo intero. Nel mondo intero con tutti i suoi conflitti senza fine. Nella stessa decade, negli stessi ultimi dieci anni, il consiglio ha approvato 62 risoluzioni contro Israele. Sette risoluzioni in più riguardo Israele rispetto all’intero resto del mondo”.
“Durante questi dieci anni – ha aggiunto il parlamentare israeliano – Israele è stato costantemente sotto attacco dei terroristi che hanno ucciso civili, donne, bambini, vecchi. I nostri nemici prendono in giro il concetto di che cosa è umano, mentre nello stesso momento noi cerchiamo di proteggere uno Stato democratico tenendo i più alti standard delle leggi internazionali. Noi abbiamo di fronte organizzazioni terroristiche del fondamentalismo islamico che vogliono uccidere gli ebrei in quanto ebrei. Noi abbiamo di fronte l’Iran che dichiara in continuazione che il suo obiettivo è la totale distruzione di Israele. E dobbiamo trovarci 62 risoluzioni da un’organizzazione che imbroglia il mondo e si chiama Consiglio per i Diritti umani”.
“Ci sono centinaia di migliaia di morti in Siria, decine di migliaia di morti in Iraq, in Libia, in Afghanistan. E il Consiglio condanna Israele. Ci sono donne sono violentate in Ruanda, Sudan e in molti Paesi del Medio Oriente. E il Consiglio condanna Israele. La gente viene decapitata e le donne ridotte in schiavitù in Iraq. E il Consiglio condanna Israele”.
“Il conflitto Israelo-Palestinese – ha proseguito Lapid – è classificato solo al 49simo posto come numero di vittime nei conflitti del mondo. Ma c’è un solo Paese, nelle regole del Consiglio dei Diritti Umani, che ha un’agenda speciale. Il punto numero 7 dell’agenda stabilisce che ogni volta che il Consiglio si riunisca in una sessione, anche se non accade nulla, e nessuna prova viene presentata, debba discutere della situazione dei diritti umani in Israele. Perché? Perché loro non tentano nemmeno di tenere segreto il loro supporto ad Hamas, Hezbollah e per gli attentatori con i coltelli nelle nostre strade. Perché loro nemmeno fanno finta di essere obiettivi. Perché loro nemmeno provano a nascondere il fatto che sono contro Israele, contro gli ebrei e contro la giustizia”.
“Oggi, qui a Ginevra, il Consiglio ha in agenda altre sei discussioni contro Israele, una più ridicola dell’altra, una più ostile dell’altra e una con meno fondamento dei fatti dell’altra. E riguardo i nostri nemici, il più grandi violatori dei diritti umani nel pianeta, come sempre, non ci sono risoluzioni, né condanne, non una singola parola. Nei passati sei mesi i terroristi hanno battuto le strade di Israele, sparando ai nostri bambini, accoltellando donne e anziani, portando avanti investimenti con le auto. E come ha reagito il Consiglio? Con il supporto agli assassini. Il trattamento di Israele da parte del Consiglio va oltre il pregiudizio. E’ ossessivo, è insano”.
Lapid ha poi ricordato di essere figlio di un sopravvissuto all’Olocausto. E ha aggiunto: “Gli antisemiti oggi non ammetteranno mai di essere antisemiti. Oggi gli danno un altro nome. Ma non conta ciò che dicono, ma conta ciò che fanno.
“C’è un solo paese democratico in Medio Oriente – ha concluso Lapid -, c’è un solo paese in Medio Oriente dove sono protetti i diritti delle minoranze, delle donne, dei gay, i diritti di ogni persona di parlare liberamente, dove c’è libertà di movimento e di religione. C’è un solo paese in Medio oriente i cui militari insistono sulla legge internazionale, sui diritti umani e gli standard morali, ai quali nessun esercito al mondo nemmeno si avvicina. E questo è il Paese che il Consiglio dei Diritti Umani dell’Onu costantemente attacca: è Israele. Ma è tempo di mettere fine a questa discriminazione contro Israele. Perché lo Stato di Israele non ha più voglia di stare in silenzio”.
Particolare emozione ha destato il racconto di Kay Wilson, una guida turistica israeliana, sopravvissuta a un attacco di terroristi palestinesi nel quale è stata uccisa una sua amica cristiana-americana, Kristine Luken. Il 18 dicembre 2010 le due donne erano in gita nelle colline attorno a Gerusalemme quando sono state aggredite da due palestinesi che dopo averle legate, le hanno accoltellate più volte. Kristine Luken è morta, Kay Wilson, che oggi ha 52 anni, è rimasta viva nonostante abbia ricevuto 17 coltellate. E si è salvata solo fingendosi morta. Gravemente ferita, con un coltello piantato nello sterno, la donna è riuscita a camminare per un miglio e raggiungere un parco pubblico dove ha potuto chiedere aiuto. I due assalitori sono stati poi arrestati. Kay Wilson ha raccontato come ancora oggi il suo corpo e la sua anima risentano di quelle ferite, degli incubi notturni, dell’impossibilità di condurre una vita normale. Ma allo stesso tempo ha deciso di raccontare il suo dramma per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze degli attacchi da parte dei terroristi palestinesi.
La giornata di protesta si è conclusa con le note dell’Hatikva e con la speranza che l’Onu apra gli occhi e si accorga finalmente che il problemi del mondo, oggi, non li crea Israele, ma il fondamentalismo islamico.
Giuseppe Giannotti
(24 marzo 2016)