I colori dell’intelligence
Siamo spiati. Droni sulle nostre teste, ogni smart phone lascia tracce. E spiamo: i social network sono buchi nelle serrature. C’è chi dietro o ogni fatto vede un complotto, e poi tutti gli altri (anche noi?), che complottiamo… Piccolo spazio da instant kippur laico: i libri di spionaggio mi sono sempre piaciuti. Già dai tempi dei Tre Moschettieri e della Tavola Rotonda – avrò avuto quattro anni e nonna Elsa me li leggeva e rileggeva – le parti che preferivo erano quella della missione per recuperare la famosa collana, quella di Merlino che nascondeva Artù.
Ho letto di tutto – da i Segretissimo ai Le Carré; sono un patito dei romanzi popolati da spie, agenti di influenza, analisti. E anche al cinema, e in televisione, o nei giornali: se c’è una storia del genere, ci cado dentro, come una falena è attratta dalla fiamma.
Capirete dunque perché aspettavo con curiosità arrivasse alla mia libreria preferita il libro che avevo ordinato loro di procurarmi: I colori dell’intelligence – storia/letteratura/cinema/fumetto/humour. E non sono rimasto deluso. La casa editrice Nuova Argos – l’ho scoperto dopo (che pessimo analista sarei stato) – ha a che fare con i Servizi Segreti del nostro Paese, e pubblica anche riviste e documenti di grande interesse. Ma come, dirà qualcuno: se dicono chi sono e cosa fanno, che servizi segreti sono? Ecco, se vi siete fatti questa domanda, questo è proprio il libro per voi: con leggerezza e umorismo, ma anche con buona capacità di riassumere una storia lunga quanto gli esseri umani, gli autori ci spiegano come e perché spiare è umano, necessario, opportuno. E quanto la versione popolare delle vicende segrete siano state, e in parte siano ancora, piuttosto differenti, nei romanzi e nei film, da quelle davvero avvenute. Attraverso una disamina che parte dai tempi dei Cinesi e Indiani Antichi, e prosegue via Torah, Grecia, Roma, Venezia, Medioevo, Modernità e post modernità, apprendiamo l’intrecciarsi di azioni coraggiose e vili, di doppi e tripli giochi, di sacrifici eroici o misere indifferenze. I manifesti storici delle pellicole, le vignette satiriche, le illustrazioni in genere che arricchiscono questo volume di grande formato e ottima resa tipografica, sono più che un modo di intrattenere: sono la prova visiva dell’invadenza, e della evidenza del lavoro dei servizi. Troverete anche molte informazioni sulle modalità dei vari tipi di Agenti Segreti, da quelli che assomigliano alle Mata Hari o ai James Bond delle nostre ore di fiction, a quelli più discreti, alla Smiley. Alla fine della gradevole lettura, molto avrete appreso, e guarderete forse con meno sospetto le vicende che leggerete o ascolterete sui media. Ma, se siete lettori attenti, vi accorgerete che manca qualcosa. Già: non troverete la biancheria sporca. Nessun accenno alle deviazioni, alle azioni al limite delle leggi di cui abbiamo sentito e letto, quelle che popolano le ricostruzioni, i retroscena, e alimentano la credibilità degli spacciatori di complotti che pullulano, nei caffè e su testate giornalistiche. In realtà, non me le aspettavo, in un volume che vuole mostrare le buone ragioni di una funzione che potrà non piacere, ma che è necessaria. Ma, ironia della ironia – in un libro pieno di humour e vignette davvero divertenti, che ci spiega come nascondere sia un’arte -, la cosa che manca si fa notare almeno quanto quelle che ci sono.
Valerio Fiandra
(24 marzo 2016)