“Terrorismo, per combatterlo
rafforziamo il dialogo”
“Nei mesi scorsi sono stata criticata perché ho detto che l’Islam fa parte dell’Europa. Sarebbe ora che capissimo che non si tratta di una presenza esterna. Questi terroristi sono cittadini europei, nati in Europa, cresciuti in Europa. È l’alleanza, il dialogo, la cooperazione la coesistenza di religioni diverse che risolverà questi problemi. Se ci raffiguriamo la questione in termini di ‘noi’, europei e cristiani, e ‘loro’, arabi, musulmani, terroristi, non vediamo la verità, perché stiamo comunque parlando di europei. E alimentiamo la stessa narrazione di quelli che vogliono dimostrare che vivere insieme, fianco a fianco, è impossibile”. Così l’alto rappresentante UE per la politica estera Federica Mogherini in una intervista a Repubblica sui fatti di Bruxelles.
Fiato sospeso intanto per la sorte di Patricia Rizzo, la funzionaria di origine siciliana di cui si sono perse le tracce. Un’apprensione giustificata dal fatto che, si legge sul Corriere, “la donna viaggiava ogni mattina sulla linea della metropolitana scelta dai terroristi per l’attentato e che la stazione colpita è quella che serve molti uffici distaccati della Commissione europea”.
Quale il futuro dell’Europa? Come reagire davanti a questa nuova ondata di terrore? Interviste e opinioni a confronto su tutti i giornali. Sul Corriere Paolo Mieli mette in guardia contro “i paragoni sbagliati”. E cioè l’evocazione di fascismo e nazismo, che porterebbe a “semplificazioni pericolose”. Scrive lo storico: “Se davvero fossimo al cospetto di eredi di Hitler e Mussolini, basterebbe non ripetere l’errore compiuto nel settembre 1938 a Monaco allorché il primo ministro inglese Chamberlain riuscì a far passare una politica di appeasement con la Germania nazista, sarebbe sufficiente resistere ad attentati comparabili alle bombe su Londra del 1940 e prima o poi schierare ‘sul terreno’ i nostri eserciti”.
Osserva Gianni Riotta su La Stampa: “Il terrorismo islamista non conosce amici o nemici tra di noi, considera avversario chiunque non ne condivida l’ideologia apocalittica di morte e oppressione. Non distingue tra Oriana Fallaci dura contro gli emigranti e il pacifismo cosmico di Tiziano Terzani, se ne infischia se abbiate votato Renzi, Berlusconi o Grillo o come voterete sulle trivelle, è indifferente alla vostra posizione su Israele e Palestina, Ogm, Jobs Act, unioni gay. Siate parte della Casta o la avversiate, per Isis siete comunque nemici da sterminare”.
“Ho sempre condannato senza esitazione ogni atto di terrorismo e di estremismo religioso. Dunque ho il diritto di dirlo: smettetela per favore di metterci ogni volta su banco degli imputati, di far sentire una intera comunità colpevole a priori e a discolparsi di colpe non sue” dice l’imam di Firenze e presidente Ucoii Izzedin Elzir in una intervista a Repubblica Firenze.
Come sfidare l’incubo attentati? La risposta migliore arriva da Israele, scrive Fabio Nicolucci sul Mattino: “Il modello israeliano ha molto da insegnare. Esso risultata infatti efficace se non si limita all’antiterrorismo classico, quello della pur necessaria sorveglianza fissa e delle squadre di pronto intervento. Ma ad essa si affiancano due componenti più flessibili e molto più importanti: una consapevolezza ‘diffusa’ da parte della cittadinanza e un più sviluppato ruolo dell’Intelligence. In realtà due facce della stessa medaglia”.
L’analista israeliano Mordechai Kedar, in una intervista a La Stampa, afferma: “II peccato originale del Belgio e dell’Europa è stato consentire ai musulmani di giungere in massa e creare enclavi nelle città, avulse dalla società, delle pericolose variabili esogene che si sono trasformate in piccole Isis nel cuore dell’Occidente”. Israele può aiutare l’Europa, dice Kedar: “Serve sorveglianza concertata, non solo nelle moschee. I jihadisti non sembrano nemmeno tali al giorno d’oggi, e forse in moschea entrano solo dalla porta secondaria” dice ancora Kedar.
Sospeso uno studente marocchino di una scuola media di Cremona. Ai compagni di classe ha detto di essere contento per gli attentati di Bruxelles. E quando è uscito in corridoio ha arrotolato un quaderno e lo ha imbracciato simulando di sparare dei colpi con un mitra (Corriere).
Portare o no la kippah in pubblico? Questa la domanda che il mensile Toscana ebraica ha posto ad alcuni giovani ebrei fiorentini e livornesi. La direttrice Hulda Liberanome ne parla con Repubblica Firenze.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(24 marzo 2016)