…Conegliano

Ho partecipato da volontario alle giornate di primavera organizzate dal FAI nello scorso fine settimana. A Conegliano Veneto avevano deciso di inserire fra i luoghi nascosti della cultura del territorio da far conoscere anche il vecchio cimitero ebraico (1545-1882) che si adagia su una bella collina di fronte al Castello della città, fuori dalle mura. Si tratta di uno dei pochi esempi di cimitero ebraico rurale che abbiamo ancora a disposizione in Italia. Dovevo fare due visite, una alla mattina e una al pomeriggio. Ne ho dovute fare otto, e se non ci fossero stati altri volontari, le oltre 500 persone che hanno voluto visitarlo non avrebbero avuto le necessarie spiegazioni sulla storia dell’insediamento ebraico di Conegliano, sulle usanze funerarie, sulle singole epigrafi. Un successo straordinario che secondo me ci insegna alcune cose: 1. Che dobbiamo smetterla di pensare che il patrimonio culturale ebraico sia pensabile di per se stesso, slegato dal contesto in cui si trova. 2. Che bisogna insistere perché questa compartimentazione venga abolita anche nella forma mentis degli animatori di grandi associazioni quali il FAI, Italia Nostra ecc., che devono al contrario essere stimolate e aiutate a includere il patrimonio ebraico nella sfera dei beni soggetti al loro interesse. 3. Che l’interesse del pubblico per questi beni è sincero e vastissimo, e attende solo di essere “provocato” mettendo loro a disposizione itinerari e percorsi adeguati.
Recentemente mi è stata posta la domanda: “quali sono i punti di incontro possibili fra la città e la comunità ebraica?”. Ho risposto che la domanda mi sembrava partisse da una prospettiva sbagliata: non si tratta di due entità separate. Quindi non c’è alcun punto d’incontro, ma un camminare insieme da secoli. Si tratta di capirlo bene, un po’ tutti.

Gadi Luzzatto Voghera, storico

(25 marzo 2016)