“Una svolta nella sicurezza”

rassegna“Se non vai dietro ai terroristi, i terroristi vengono dietro a te” dice Leo Gleser, un esperto di sicurezza israeliano al Foglio. “L’Europa soffre per colpa della politica debole e del suo amore per la liberté. I vostri politici non capiscono la situazione e ancora non vogliono accettare che dovete cambiare. Non sto dicendo che ci vuole una dittatura, ma prendiamo per esempio la questione del profiling: individuare persone sospette e sottoporle a un controllo, fermare persone a campione, fare domande, e farlo di nuovo e ancora se necessario. Compilare liste di sospetti. Il profiling è la base essenziale della sicurezza, ma in Europa è considerato un attentato alla libertà personale”.
Se il lutto diventa propaganda. “Canaglie in piazza. E il lutto diventa propaganda anti-Israele” titola Libero. In un articolo si racconta infatti l’iniziativa di alcuni passanti che, a Bruxelles, hanno oltraggiato il memoriale spontaneo realizzato nel cuore della città. “Proprio di fronte alla Borsa, nella stessa piazza, esattamente lì dove sono stati posati i fiori e le candele – si legge – hanno fatto allegramente irruzione due sorridenti giovani dall’aspetto mediorientale. In mano avevano una bandiera palestinese che si erano procurati prelevandola tra le altre che sventolavano sotto il colonnato del palazzo della Borsa. Hanno calpestato le scritte di pace e hanno raggiunto un punto esatto dove giaceva, stesa tra le altre, la bandiera israeliana. Ci sono saliti sopra e si sono fatti fotografare mentre sventolavano la loro palestinese con aria strafottente”.
L’orgoglio di Michele. “Un babbo a Firenze e tre figli tra Bruxelles e Gerusalemme. Una famiglia sui fronti caldi”. Sul sito del Corriere Fiorentino la testimonianza di Michele Hagen, imprenditore, i cui figli Yael, Alisa e Ariel hanno lasciato la Toscana per lavoro e amore. Yael e Ariel vivono a Bruxelles, Alisa invece in Israele. La minaccia terroristica è un elemento vivo nella loro quotidianità, ma la loro determinazione è più forte. Afferma Michele: “I miei ragazzi seguano i loro sogni, senza abbassare la testa”.
Il terrore e le responsabilità dei media. Titoli ad effetto e considerazioni piuttosto azzardate caratterizzano una parte significativa della produzione editoriale odierna, ridotta ai minimi termini per via dello sciopero nazionale dei poligrafici. “Allah e Occidente sono inconciliabili” titola la redazione del Giornale. Un nuovo pessimo esempio di informazione a due giorni dall’inqualificabile “Cacciamo l’Islam da casa nostra” che appariva in testa a una riflessione del direttore Sallusti.
Esperti da salotto. Molto critica l’analisi del Fatto Quotidiano su come i fatti di Bruxelles sono stati raccontati dai media televisivi: “Chi credeva che gli attentati dell’Isis avrebbero dato il colpo di grazia anche ai talk show della tv si sbagliava di grosso. È accaduto il contrario, i tagliagole di Al Baghdadi hanno ringalluzzito i salotti catodici; a Sky il compito plebeo di dare le notizie; in tutti gli altri studi si opina, si insulta, si illumina, si adombra, si tratteggia”.
Sulle moschee è scontro D’Alema-Salvini. Ha detto l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema in una intervista a Radio 1, oggi raccontata dal Tempo: “In Europa ci sono 40 milioni di musulmani. Credo quindi dovremmo fare una riflessione, chiedendoci quale politica di convivenza stiamo facendo. È evidente che nell’attuale situazione le persone di cui stiamo parlando vivono come comunità separate dall’Europa e restano legate ai Paesi di origine. Questo crea delle aree in cui è più facile che possa infiltrarsi la propaganda fondamentalista e anche terrorista”. Per poi aggiungere: “Vorrei che queste persone si sentissero a tutti gli effetti cittadini italiani, preferirei potessero costruire le loro moschee come si costruiscono le chiese, cioè con il denaro pubblico. In Italia, per la Chiesa cattolica, esiste l’otto per mille ma c’è un milione e mezzo di musulmani che non sono riconosciuti e con i quali non abbiamo un’intesa”. Parole a cui il leader leghista Matteo Salvini ha replicato con questa considerazione: “Siamo alla follia pura. Chi non ha ancora capito che l’Islam non è una religione ma usa una religione per imporre una legge illiberale, o è complice o è matto. Allora, imponiamo pure il velo alle nostre ragazze a scuola”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(25 marzo 2016)