IL MONITO DI RAV JONATHAN SACKS “Ci troviamo ad affrontare un’era di terrore senza precedenti”
Sono stato a New York in questi ultimi giorni per tenere una conferenza al Museo dell’11 Settembre che è stato costruito sul sito dove un tempo sorgevano le Torri Gemelle del World Trade Center. È un luogo di lutto e di commemorazione collettiva, che mostra i frammenti della malvagia rovina e i detriti della distruzione.
La cosa più commovente sono le fontane della memoria, che occupano le impronte degli edifici originali. Sui lati, scolpiti nel bronzo, ci sono i nomi delle quasi tremila vittime. A differenza della maggior parte delle fontane, qui l’acqua scorre verso il basso, e al centro scompare in un buco nero, un abisso. L’intenzione è quella di simbolizzare le vite perdute che non potranno mai essere restituite. Per quanta acqua fluisca, il vuoto non si riempie mai.
Dopo le tragedie dei giorni e delle settimane passate, tuttavia, il memoriale sembra contenere anche un altro messaggio. La violenza non ha mai fine. Sangue innocente continua a scorrere. Ogni pochi giorni ci sono nuove famiglie in lutto, e ancora più lacrime.
Una storia inizia ad emergere e a diventare più chiara man mano che il tempo passa. Asad Shah, il quarantenne commerciante a Glasgow, era un uomo profondamente amato che rappresentava tutto ciò che è buono nella fede. Il suo crimine è stato augurare ai suoi amici e clienti cristiani buona Pasqua. Voleva esprimere la sua gratitudine a una nazione cristiana che ha dato a lui e alla sua famiglia una casa dove poter praticare la sua fede senza paura. Era un Amaddiya, un membro di una di una setta islamica considerata da alcuni musulmani come eretica. È stato ucciso, sembra, non solo per metterlo a tacere, ma per intimidire coloro che avrebbero potuto seguire il suo cammino di tolleranza religiosa. Non bisogna dimenticare che centinaia di musulmani muoiono ogni giorno, la maggior parte per mano di altri musulmani.
Gli attacchi suicidi a Lahore sono parte di un disegni in cui i cristiani vengono terrorizzati in un’area sempre più vasta di paesi del mondo. L’attacco non è stato compiuto contro un luogo cristiano ma in un parco aperto a tutte le fedi. Ma i terroristi hanno scelto di colpire a Pasqua, sapendo che molte vittime sarebbero stati cristiani sulla via di casa verso o di ritorno dai luoghi di preghiera.
I cristiani sono perseguitati in circa cinquanta paesi, tra cui Nord Corea, Siria, Somalia e Sudan. Nel 2003 c’erano un milione e mezzo di cristiani in Iraq, oggi solo poche migliaia. A Mosul, una delle più antiche comunità cristiane del mondo, i cristiani sono stati costretti a fuggire dallo Stato islamico nell’estate 2014. In Afghanistan l’ultima chiesa è stata bruciata e rasa al suolo nel 2010. A Gaza nel 2007, dopo l’ascesa di Hamas, l’ultima libreria cristiana è stata distrutta e il suo proprietario ucciso. Nello Yemen, nel Venerdì Santo, Padre Tom Uzhunnallil, un prete cattolico indiano, è stato crocifisso dall’Isis. La pulizia etnica dei cristiani in tutto il Medio Oriente è uno dei crimini contro l’umanità del nostro tempo, e sono sbigottito ci siano state così poche proteste internazionali.
Ma il vero obiettivo non è la cristianità, ma la libertà. E questa non è una guerra. Le guerre sono combattute tra nazioni, da eserciti e le vittime a cui si mira sono i soldati. I terroristi non indossano un’uniforme, e le vittime a cui puntano sono civili innocenti. Io non dimenticherò mai l’attacco in Costa D’Avorio di due settimane fa, dove i terroristi hanno sparato a un bambino di cinque anni che supplicava di risparmiargli la vita.
Ci sono stati periodi di terrore anche in passato, ma mai di queste dimensioni, e mai con il genere di tecnologia che ha dato ai jihadisti l’abilità di radicalizzare individui in tutto il mondo, alcuni agendo come lupi solitari, altri, come i colpevoli di Parigi e Bruxelles, lavorando in piccoli gruppi, spesso coinvolgendo gli altri membri della famiglia.
Lo scopo dell’Isis è politico: ristabilire il Califfato e trasformare nuovamente l’Islam in una forza imperiale. Ma c’è un altro obiettivo condiviso da molti gruppi jihadisti: ridurre al silenzio chiunque e qualunque cosa che minacci di esprimere una verità differente, un’altra fede, un approccio diverso alla pluralità religiosa. Questo è ciò che si cela dietro agli attacchi contro i cartoni danesi, ai cattolici dopo il discorso di Benedetto XVI, all’assassinio di Theo van Gogh e agli attacchi contro Charlie Hebdo. Il calcolo dei terroristi è che, nel lungo termine, l’Occidente si dimostrerà troppo stanco per difendere le sue libertà. Loro sono pronti a continuare a commettere atrocità per il tempo necessario, anche decenni.
Questo tipo di movimento non può essere sconfitto solo con mezzi militari. Il mondo ha bisogno di sentire un’altra voce dall’Islam, che riecheggi l’apertura mentale che fece della Spagna islamica tra l’VIII e il XII secolo “l’ornamento del mondo”.
Abbiamo bisogno che persone di ogni fede esprimano la loro attiva opposizione al terrore nel nome di Dio. È stato Machiavelli, non Maometto a dire che è meglio essere temuti che essere amati. È stato Nietzsche, l’ateo, che vedeva la vita come la volontà di potere.
Nessuna religione genuina ha mai avuto bisogno di dimostrare la sua bellezza, o del terrore per stabilire la sua verità. Questa non è fede ma sacrilegio.
Nell’immagine rav Sacks durante una sua visita in Italia con il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Renzo Gattegna.
Jonathan Sacks, rabbino, The Telegraph 29 marzo 2016