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Monastero Bormida

cavaglion Non solo Bassani. Nel 2016 cade un altro centenario che rischia di essere poco meditato: Augusto Monti. Se io fossi sindaco di Monastero Bormida, sua città natale, chiederei al governo di applicare la par condicio dei beni culturali: se a Predappio si vuol far nascere un Museo del Fascismo, Monastero Bormida si candida per un nascituro Museo dell’Antifascismo. Resta da chiedersi perché si conoscano così poco i suoi libri. L’editore che li ha in catalogo (info@arabafenicelibri.it) organizza un percorso nei luoghi montiani che si snoderà fra le Langhe, la Torino del Liceo D’Azeglio, e i luoghi del confino per chiudersi il 4 luglio a Roma. I primi ad avere un debito nei confronti di Augusto Monti siamo proprio noi, ma la memoria ebraica italiana è sovente miope. Per questo considero un grande onore che il percorso in memoriam prenda avvio in maggio proprio dalla piccola “scola” di Cuneo. L’iniqua mercede, un volume pubblicato dall’editore milanese Ceschina nel 1935, contiene un racconto, “Un savio Nathano monferrino”, scritto contro la montante campagna antisemita del Duce, che verrà adesso ristampato in occasione del centenario. Il suo essere un’accusa contro il regime non è dato soltanto dall’assonanza del titolo con il celeberrimo dramma di Gotthold Ephraim Lessing, Nathan il saggio (Nathan der Weise, 1799). Monti dedica al suo “Nathano acquese”, Graziadio De Benedetti, un commosso ritratto. Nel marzo di un anno prima, a Torino, una retata aveva gettato in carcere i migliori studenti di Augusto Monti al Liceo D’Azeglio: la maggior parte di loro erano ebrei. È quanto meno singolare che nel panorama ormai ricchissimo di studi su fascismo e antisemitismo, a margine di un episodio divenuto leggendario nella coscienza ebraica del Novecento – gli arresti del marzo 1934 – , l’attenzione si sia concentrata sui perseguitati e sui persecutori, finanche sui delatori (Pitigrilli, alias Dino Segre), ma nessuno si sia accorto di questa voce dissenziente. È diffuso il lamento contro il silenzio di fronte all’infamia razzista. Reazioni, invece, vi furono: il problema è che spesso si ha poca voglia di andarle a cercarle oppure, per amore di convenienza, pur conoscendole, si pensa sia vantaggioso ignorarle.

Alberto Cavaglion

(29 marzo 2016)