Venezia e i 500 anni del Ghetto – Brugnaro
“Ebrei veneziani, simbolo di lotta per la libertà”

Schermata 2016-03-30 alle 11.32.56Ogni angolo di Venezia racconta una storia. Ma ce ne sono alcuni in cui, più che in altri, anche le pietre sembrano parlare e raccontare la Storia, quella con la S maiuscola. Storia di emarginazione ma anche di riscatto, di separazione ma anche di unione, di morte ma anche di vita. Il ghetto di Venezia, il più antico del mondo, che oggi compie cinquecento anni, è uno di questi luoghi.
Sono passati infatti cinque secoli da quel 29 marzo 1516, quando il Senato Veneziano decretò che tutti gli ebrei dovevano abitare uniti in una zona recintata e sorvegliata di Venezia, che all’epoca ospitava concerie e fonderie.
Una decisione destinata a lasciare un segno profondo nella vita di tutta la comunità ebraica, della città, del mondo intero e persino della lingua italiana, visto che la parola ghetto è nata proprio qui. Il ghetto era una sorta di città nella città, un labirinto in cui lo scarso spazio a disposizione doveva essere dilatato a dismisura per far spazio a un numero di persone sempre più elevato che nel Seicento, prima della pestilenza, arrivò a toccare quota cinquemila.
Case alte fino a sette piani, dei “grattacieli” rispetto alle altre abitazioni veneziane, calli strette, ballatoi, passaggi segreti, le sinagoghe confuse tra le case. E poi persone, tante persone, ebrei provenienti da tutto il mondo per vivere nel ghetto di Venezia perché qui, rispetto ad altri Paesi da cui gli ebrei erano banditi, si poteva restare anche se con mille limitazioni.
Tra le sue calli, migliaia di persone hanno vissuto il dramma della segregazione e dell’isolamento, costrette ad una convivenza forzata e spesso faticosa in spazi angusti. L’obbligo di rimanere confinati in un’area ristretta, l’impossibilità di scegliere un lavoro che non fosse quello imposto, il pregiudizio che segnava le relazioni con i non ebrei, hanno condizionato per secoli la vita di chi abitava il ghetto. Eppure, quella che il ghetto di Venezia racconta, è anche la storia di una comunità che, sfidando costrizioni e ostacoli pesanti, ha saputo contribuire in maniera significativa alla vita della città, rinsaldando legami religiosi e culturali, ma nello stesso tempo aprendosi alla vocazione di una città come Venezia che, da sempre, ha fatto della propria particolarità una ricchezza da condividere con il mondo intero.
La storia della comunità Ebraica Veneziana è un esempio straordinariamente positivo di integrazione voluta, cercata e realizzata. Il ghetto rappresentava in fondo una contraddizione: separato da Venezia nell’intento di chi l’aveva voluto, era in realtà parte viva e integrante della città stessa, cuore pulsante della vita finanziaria e commerciale della Serenissima. Pensato come quartiere chiuso in cui relegare gli ebrei, il ghetto era in realtà anche una porzione di mondo, luogo di incontro, di identità riscoperta, di convivenza tra nazionalità diverse: uno specchio insomma di una Venezia, ora come allora, vivace e cosmopolita.
I cinquecento anni del Ghetto siano per tutti un’occasione per riflettere sul valore della libertà e del rispetto delle persone e dei popoli, un monito perenne a non ripetere gli stessi, tragici errori del passato, e ad operare perché l’esperienza di emarginazione e persecuzione vissuta dal popolo ebraico non abbia a ripetersi.
La storia stessa di Venezia, da sempre crocevia di culture e culla di incontro tra i popoli, ci insegni a valorizzare e tutelare quel mosaico di esperienze che hanno reso grande la nostra Città sempre e comunque nel rispetto delle regole.

Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia