Madri d’Israele – Batel

David Zebuloni, studenteCanta e balla senza sosta, non riesce mai a stare seduta, pensa che dormire sia un imperdonabile spreco di tempo. Ve la presento, lei è Batel. Madre d’Israele nonostante la giovane età; sorella maggiore, piuttosto, di centinaia di ragazzi sparsi in tutto il mondo.
La nostra protagonista scopre sin da ragazzina di avere uno straordinario ascendente sugli olim chadashim, quegli ebrei migrati in Israele per puro sionismo o in cerca di un po’ di fortuna. Parla l’inglese come se fosse nata nella Grande Mela, afferra al volo dinamiche e circostanze di cui l’israeliano medio non è nemmeno a conoscenza.
“Inizialmente mi limitavo a ospitare tutti quei ragazzi che non sapevano dove trascorrere lo shabbat. Poi, grazie al movimento giovanile Bnei Akiva, ho cominciato a guidare gruppi sempre più grandi di ragazzi arrivati qui in Israele con l’intento di venirci ad abitare o per scoprirne più semplicemente le innumerevoli meraviglie”.
Italia, Francia, Germania, Olanda, Svizzera, Svezia, Austria, Russia, Inghilterra, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa sono solo alcuni dei paesi di provenienza dei ragazzi in questione. Proprio così conobbi Batel, all’inizio dell’anno scorso.
“Lavoravo principalmente come guida, educatrice ed animatrice, talvolta anche come insegnante”, scoppia in una risata contagiosa. “Lavoro, si fa per dire, ero una semplice volontaria”. Il lavoro, quello vero, tuttavia, non aspettò troppo ad arrivare. “Un giorno mi chiamò il papà di un ragazzino sudafricano a cui, a quanto pare, ero rimasta alquanto impressa. Mi disse che era un consigliere della Comunità Ebraica di Johannesburg, responsabile del ramo educativo e della Scuola Ebraica, mi propose un posto di lavoro come insegnante e organizzatrice di eventi ebraici. Accettai all’istante”.
batel thumbCosì comincia l’avventura, o la “missione” come preferisce chiamarla lei, in un paese tanto lontano quanto diverso da ciò a cui è abituata da sempre. “Il primo impatto non è stato facile, ma con il passare del tempo mi sono resa conto dell’importanza del mio ruolo all’interno della vita di questi ragazzi e dell’intera Comunità. Organizzo loro eventi a tema per ogni festività ebraica, faccio lezioni incentrate sull’ebraismo e sul sionismo. Trasmetto loro l’amore che ho per Israele e per la storia del mio popolo”.
Le domando in chiusura cosa le manchi di più della sua città natale. “A Peduel, il piccolo insediamento in cui sono nata ed in cui ho sempre abitato, respiravo un senso di libertà che non ho più incontrato in nessun altro luogo al mondo. Qualche settimana fa decisi di andare a farmi un giro in skateboard in pigiama per le vie della città, proprio com’ero abituata a fare quando abitavo in Israele. Per giorni i membri della Comunità, di cui ora faccio parte, non hanno parlato d’altro”.
Termina il racconto e scoppia, ovviamente, in un’altra risata contagiosa.

David Zebuloni

(31 marzo 2016)