Israele, Salvini e la sicurezza
“Non esistono soluzioni semplici, io lo so che se il mio vicino di casa ha fame e solo cinque ore al giorno di corrente elettrica, è un problema anche per me, ma la convivenza va costruita ogni giorno”. Così Ani Shaked, ex militare israeliano a cui è affidato il controllo del valico di Kerem Shalom tra Israele e la Striscia di Gaza, spiega a Matteo Salvini la complessità del suo lavoro e del rapporto con i vicini a Gaza. La visita al checkpoint del leader della Lega fa parte del tour di tre giorni, incentrato sulla sicurezza, organizzato in Israele dal Carroccio e raccontato dal Corriere della Sera. Per il Fatto Quotidiano il viaggio israeliano di Salvini, che nel corso del tour ha visitato il Memoriale della Shoah dello Yad Vashem, nascerebbe dalla volontà di ottenere una legittimazione alla guida della destra italiana.
Aeroporto Ben Gurion, modello antiterrorismo. Le misure di sicurezza scattano a 5 chilometri dai terminal e i servizi di intelligence hanno la lista passeggeri 24 ore prima. Sono alcune delle procedure dei servizi di sicurezza israeliani per sventare eventuali minacce all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. A raccontare il rodato protocollo di sicurezza israeliano, “un intelligente mix tra tecnologia e Humint ( Human Intelligence)”, la Repubblica. Il quotidiano racconta dall’altra parte cosa accade a Bruxelles dove i poliziotti in servizio all’aeroporto di Zaventem denunciano “la presenza di almeno 50 simpatizzanti dello Stato Islamico tra gli addetti ai magazzini, alle pulizie e ai bagagli”.
Imre Kertész (1929 – 2016). Ampio spazio sui quotidiani italiani al ricordo dello scrittore ungherese premio Nobel Imre Kertész, sopravvissuto alla Shoah, scomparso ieri a 86 anni. “Aveva conosciuto i nazisti da ragazzo, deportato ad Auschwitz nel 1944 a quattordici anni, e che al ritorno a casa ci trovò i comunisti, sapeva della perfetta ripetibilità del male”, scrive Mattia Feltri su La Stampa. “II suo libro finale, in uscita per Bompiani, si chiama L’ultima locanda e tratta dell’Europa e dell’islam, l’Europa affascinata o imbelle davanti ad Adolf Hitler e al socialismo reale, e ora senza armi sotto i colpi dell’islam per stupidità di democrazia e morbidezza di pacifismo”. “Kertész – spiega Giulio Busi sul Sole 24 Ore – esprime, senza abbellirlo, il mistero del secolo XX, quest’età di distruzione, dissoluzione, minaccia: “Afferrai il semplice segreto dell’universo che mi era stato rivelato: potevo venir abbattuto a fucilate dovunque, in qualsiasi momento”. Susanna Nirenstein su Repubblica ricorda il grande scrittore come il Testimone con il sorriso.
Milano, Sala e le moschee. “Per me avere una moschea a Milano è necessario, non è solo auspicabile”. Così il candidato sindaco Pd Giuseppe Sala, intervistato da Repubblica Milano, interviene sul dibattito nato in città riguardo al bando per la realizzazione di due moschee sul territorio milanese. Il progetto dell’assessore Majorino sarà il punto di partenza, afferma Sala, ma “Bisogna avere delle regole come base del confronto con chi gestirà la moschea. Il sermone in italiano, certo, un controllo dei flussi di finanziamento e delle associazioni”.
Milano, Parisi e la xenofobia. “Alla coalizione ho posto una condizione: spinte razziste, xenofobe o estreme non possono trovare spazio nelle liste che sosterranno la mia candidatura. E ho avuto conferme in questo senso”. Parole del candidato del centrodestra Stefano Parisi, che a RaiNews, spiega come, dall’altra parte, ciò “che dice Salvini in modo colorito lo pensa tutta Europa. Lui dice che vuole cittadini milanesi stranieri che lavorano, pagano le tasse e rispettano le nostre regole. È esattamente quello che penso io” (Corriere Milano). Sul tema dell’accoglienza come del pericolo dell’infiltrazione del radicalismo islamico interviene anche l’assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano Davide Romano che, intervistato dal Giornale, afferma la necessità di trovare nuovi modelli di integrazione e l’obbligo di “monitorare senza timori di violare il politicamente corretto. Imponendo i nostri principi”.
“Islamismo, pericolo enorme”. In qualità di presidente della Conferenza degli imam francesi Hassen Chalghoumi ha chiesto che “chiunque si riveli estremista, razzista e antisemita sia escluso dai luoghi di culto” del paese. Con la postilla finale che “tutte le correnti dell’islam condannino con forza questi attentati efferati”. Il riferimento è a Bruxelles e a confrontarsi con l’imam francese il giornalista del Foglio Matteo Matzuzzi. “Non possiamo essere tenuti in ostaggio da una minoranza estremista. Come è possibile che un miliardo e trecento milioni di persone siano tenute in scacco e minacciate da questi gruppi?”, dichiara l’imam che poi aggiunge che forse aveva ragione “quel rabbino sopravvissuto ad Auschwitz con cui avevo parlato una volta. Mi disse che i nazisti non erano poi molti. La maggioranza, però, era rimasta in silenzio”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked