casherut…

Secondo alcune interpretazioni, nelle Mitzvot legate alla Casherut si cela un insegnamento morale al quale la Torah intende educarci: l’uomo deve raggiungere prima di tutto un alto livello morale nei confronti del suo prossimo per poi estenderlo anche al regno animale; porre una distinzione fra la morte e la vita, a non essere crudeli, ipocriti e cinici. Nell’era messianica l’umanità avrà raggiunto un livello di consapevolezza morale così elevato che nessuno più si ciberà di carne.
“Rabbi Yshmael diceva: “il peccato offusca il cuore, come è detto: non diventerete impuri attraverso di esse (specie vietate), così da rendervi contaminati a causa loro”. Non si legga “venitmeitem” (“diventerete contaminati, impuri”), ma “venitamtem” (“diventerete duri di cuore”). La parola “venitmeitem” è scritta senza la lettera aleph, quindi può essere letta in modo diverso, cioè “Timtum”, che differisce dalla parola “Tumà” con la lettera aleph”.
Il cibo che si mangia influenza profondamente la propria natura morale. Non si tratta, però, qui del concetto di “Tamè” e di “Taor”, di puro e di impuro dal punto di vista rituale. Le leggi della Casherut legate ai cibi permessi o proibiti sono distinte dalle leggi sulla purità e impurità rituale. L’aspetto spirituale e morale delle leggi è quello che conta. L’obiettivo è solamente il servizio di D-o. Le leggi della Casherut vanno sempre di pari passo con il resto delle leggi della Torah, in special modo con la proibizione della Rechilut e della Lashon HaRah: la proibizione della maldicenza.
“Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di D-o”. “Che cosa è più importante della carne dei sacrifici? Le nostre labbra con cui preghiamo”.
“Chiunque non è sincero nella parola è come se adorasse gli idoli. Ogni persona in cui si trova maldicenza e ipocrisia porta collera sul mondo e la sua preghiera rimane inascoltata, è maledetto anche dagli embrioni nel seno della madre, è impuro e immondo e cadrà nel Gheinnom. Chiunque è dedito all’ipocrisia e alla menzogna è ripugnante come una cosa impura e immonda e andrà in esilio”.
L’esigenza di un cuore puro è fondamentale: “formami, o D-o, un cuore puro, e infondi in me un nuovo spirito costante” dice il Salmista. Questo grido attraversa l’intera Torah e impregna di sé tutta la liturgia ebraica.
I maestri sottolineano che così come si deve fare attenzione a tutto ciò che entra nella bocca dell’uomo, così anche bisogna stare attenti a tutto quello che esce dalla bocca dell’uomo: queste cose bisogna praticare, senza omettere quelle.

Paolo Sciunnach, insegnante

(4 aprile 2016)