Medio Oriente e società offshore la lunga lista dei Panama Papers
Ci sono anche 600 aziende e 850 azionisti israeliani nei cosiddetti Panama Papers, i documenti trapelati da una delle più importanti società al mondo che si occupa di gestione di società offshore e resi pubblici attraverso una imponente inchiesta giornalistica che ha coinvolto decine di quotidiani internazionali. Tra questi anche l’israeliano Haaretz, che, analizzando la gigantesca mole di carte della Mossack Fonseca – questo il nome della società che ha sede a Panama –, ha trovato alcuni nomi di rilievo del panorama economico d’Israele. E forse non c’è da stupirsi, vista la mole di documenti arrivata nelle mani dei giornalisti: 11,5 milioni di documenti per 2,6 terabyte di dati che fanno riferimento al periodo dal 1975 al 2015. “Questi documenti – spiega il Post – contengono informazioni sul lavoro di Mossack Fonseca e quindi sulle società in paradisi fiscali che gestisce per conto dei suoi clienti: in tutto si tratta di 214.000 società e 14.000 clienti. I documenti hanno reso disponibili al pubblico informazioni su un gran numero di persone che ha società e soldi in paradisi fiscali”. La presenza però in questa lista non implica necessariamente illeciti di queste aziende e persone, ma solo che sono legate alle società offshore menzionate nei documenti. Questi ultimi scrive Haaretz “rivelano molte connessioni con Israele e mettono in luce come molti uomini d’affari con cittadinanza israeliana, così come le banche e imprese del paese abbiano utilizzato lo studio legale per registrare società nei paradisi fiscali di tutto il mondo”.
Tra i nomi citati da Haaretz, quello dell’avvocato Dov Weisglass, ex capo ufficio del primo ministro Ariel Sharon, Jacob Engel, un uomo d’affari attivo nel settore minerario africano, e Idan Ofer, membro di una delle famiglie più ricche d’Israele.
Altro nome emerso dalla carte, in quella che si potrebbe definire una delle fughe di notizie più eclatanti della storia, quello di Mohammad Mustafa, un funzionario di alto livello dell’Autorità nazionale palestinese e confidente del presidente dell’Anp Mahmoud Abbas, che ha usato i conti offshore per far convogliare il denaro versato dagli Stati arabi ai palestinesi.