Il cortocircuito da impedire
Questo trattato e l’opera che esso inaugura dileguano l’ultima ombra delle leggi razziste dell’ottobre del 1938. con un passo di grande forza intellettuale, l’Italia riconosce il significato di ciò che è al cuore dell’ebraismo vivo, ne alimenta l’intelligenza ermeneutica, ne sostenta l’attesa e la fedeltà. In un certo senso a Repubblica adempie al suo ‘compito’ e rimuove un ostacolo ‘che di fatto’ si sovrapponevano alla piena realizzazione della sua fisionomia spirituale e culturale pluralista: e dice a se stessa che la vita delle fedi e delle culture costituisce una ricchezza irrinunciabile.
Questa impresa chiude però anche una storia europea ben più antica, iniziata nel maggio 1244 col ‘processo’ al Talmud celebrato a Parigi e la sua condanna al rogo. Prime fiamme sinistre nate da un disprezzo che la Chiesa del Concilio avrebbe definito il 28 ottobre 1965 con un nome – “antisemitismus” – e una formula – “quovis tempore et a quivibus” – che non lasciavano alibi, e che la ricerca italiana ripudia oggi con un atto di conoscenza scientifica. Ogni libertà e ogni pace hanno bisogno di sapere, e dunque perdere na scintilla di sapere pregiudica tutta la pace e tutta la libertà: conservare lo specialismo necessario a queste discipline – oggi in estremo pericolo – è dunque garanzia di un’Italia nella quale a ciascuno è chiesto un impegno magnanimo, allo Stato, i dotti, le infrastrutture di ricerca, i grandi soggetti. E in questo quadro non mi ha sorpreso l’impegno del Parlamento, il dettato del PNR e nemmeno la decisione del Segretario Generale della Conferenza episcopale italiana che ha finanziato, tramite la Fondazione per le scienze religiose di cui ho l’onore di essere membro, il dottorato in ebraistica dell’Università di Bologna, che attende dal Miur un rinnovato impegno.
Infine questo volume chiude una stagione della cultura europea lato sensu in cui la traduzione del Talmud veniva invocata dagli antisemiti: partire dal progetto di Luigi Chiarini l’erudito che nel XIX secolo leva fare una traduzione francese del Talmud per dimostrare gli “errori” e dagli ukaze dello zar Alexandr Pavlovic I che voleva “liberare”i giovani ebrei dal Talmud, fino ai deliramenta del web integrista oggi. Il progetto TB sulle orme di un Maestro come rav Adin Steinsaltz, mostra che le culture del disprezzo si battono combattendo a viso aperto con l’analfabetismo religioso e immettendo sapere nel sistema.
Perché anche questi studi, talora trattati come sottoscienze da sottoscienziati, sono i soli che possono impedire i cortocircuiti fra le paure dalle decisioni. Perché se non si frappone sapere fra le paure e le decisioni, saranno le paure a prendere le decisioni.
Alberto Melloni, storico della Chiesa
(6 aprile 2016)