…improvvisazione

Il drammatico caso di Giulio Regeni rivela un ulteriore punto dolente, che si è ancor più acuito in questo periodo di perenne crisi. In quale modo le democrazie devono rapportarsi con i Paesi non democratici? Anche qui, l’aneddotica e le contraddizioni si sprecano. Sorvoliamo sui lepenisti di ogni latitudine, sempre inclini ad elogiare le varie forme di putinismo, ma anche a rivendicare i diritti democratici in funzione antiislamica. Però, anche in contesti più seri non è che le cose siano più chiare. È passata alle cronache la stretta di mano negata del Premier canadese Stephen Harper a Valdimir Putin, durante il G20 successivo all’invasione ucraina. Ma, si tratta dello stesso Paese che ha stipulato alleanze commerciali con la Cina in funzione anti dollaro Usa? E cosa differenzia l’Ucraina dal Tibet? E si potrebbe andare avanti all’infinito. Il fatto è che, ad oggi, non esiste un principio politico su cui costruire relazioni diplomatiche, tutto si fonda sull’improvvisazione. Insomma, sembra riproporsi l’antico dibattito talmudico: che fare con i Paesi che sacrificano i bambini al dio Moloch?

Davide Assael, ricercatore

(6 aprile 2016)