La sfida della buona ricerca
Spesso chi mette la prima pietra di una grande opera non è lo stesso che ne celebra l’effettiva realizzazione. Quindi non ho personalmente alcun merito da prendermi. Il pensiero va a Luciano Maiani, membro di questa Accademia, che da presidente del CNR fu protagonista dell’inizio di questa avventura. So, tra l’altro, che la prima riunione informale avvenne proprio nell’aula che il CNR dedica a Vito Volterra, già ricordato come primo Presidente del CNR, Presidente di questa Accademia, uno dei soli dodici colleghi universitari che si opposero a Mussolini. Erano tempi molto duri per gli studiosi liberi, tanto più per quelli di religione ebraica.
Come già illustrato nei precedenti interventi, il Consiglio nazionale delle ricerche ha fornito a quest’iniziativa l’impegno e la professionalità dei nostri ricercatori e delle nostre strutture per la realizzazione di un’impresa di così significativa valenza culturale. Ringrazio quindi tutti i colleghi che hanno reso possibile tale successo.
Il progetto Talmud ha visto impegnate molteplici professionalità e in particolare, per il Cnr, l’Istituto di linguistica computazionale ‘Antonio Zampolli’ di Pisa che, in stretta collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e il Collegio Rabbinico Italiano, ha sviluppato ‘Traduco’, un software fruibile tramite piattaforma web attraverso un semplice browser. Questo sistema ha consentito di agevolare decisamente il difficile lavoro dell’equipe di traduzione, permettendo a interpreti, revisori, editor e supervisori di operare simultaneamente, da qualsiasi parte del mondo, così come richiedeva l’articolato processo interpretativo di un’opera tanto complessa. Questo software, disegnato come un vestito su misura sulla base delle necessità degli utenti, è un chiaro esempio di come il Cnr, grazie alla sua natura multidisciplinare, sia in grado di agire trasversalmente e coniugare scienze dure e naturali, tecnologia e scienze umane, con il costante obiettivo di fare una ‘buona ricerca’. Una ricerca, quindi, che, tramite i suoi specifici obiettivi, contribuisca ad accrescere e rendere viva la cultura universale che appartiene all’umanità tutta.
L’arte, lasciatemi dire, di lettura del Talmud, quest’idea di leggere e rileggere per capire a fondo il senso delle cose, è alla base anche dello sviluppo del pensiero scientifico. Ricordo come da studenti di fisica abbiamo per esempio usato questa “tecnica” per comprendere le leggi universali della termodinamica tutta, riga dopo riga, dalle poche pagine del libro di Fermi, il “fermino di termodinamica”. Ma molto più autorevole è il pensiero di Claude Cohen-Tannoudji, premio Nobel per la Fisica nel 1997, membro anch’egli di questa Accademia. Nel 1996 il CNRS, nostro gemello francese, gli conferiva la Médaille d’or. Nel discorso che Claude tenne alla cerimonia solenne di conferimento del premio, diceva di non essere un ebreo praticante ma di non poter illustrare il suo itinerario scientifico senza evidenziare l’influenza che su di lui avevano avuto i genitori ed il padre che, appunto, “sviscerava” il Talmud. Dice “nella mia attività quotidiana di ricerca ed insegnamento, quando cerco di interpretare un fenomeno o di analizzare un articolo, e poi di spiegare agli altri quello che ho pensato di comprendere, ho il sentimento di restare fedele a questa lunga tradizione ebrea di uno studio commentato dei testi, di un’analisi dettagliata delle diverse interpretazioni possibili e della trasmissione del sapere alle generazioni successive.” È a questo stesso approccio che deve ispirarsi la carriera di un professore e quella dei tanti ricercatori, i quali sanno bene che il trasferimento delle conoscenze è il motore fondamentale del loro progresso. In questa stessa ottica mi propongo, durante la mia presidenza, di rafforzare la collaborazione libera tra il Cnr, le università e le istituzioni culturali tutte scientifiche e accademiche.
La fisica, scienza che si basa sulla misura e che ho la fortuna di poter praticare, mi spinge a concludere, dal libro dei proverbi del Talmud (11-1): Mosemi mirema toavat Adonai, ve even schelema rezonò. Mi perdoni il rabbino la pronunzia, la traduzione in italiano così recita: Le bilance false sono in abominio al Signore, il peso esatto è conforme al suo volere.
Massimo Inguscio, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche
(6 aprile 2016)