Porta aperta alla conoscenza
Il Talmud, testo fondamentale dell’ebraismo, di cui oggi celebriamo la presentazione del primo volume della traduzione in italiano, gode di un primato, quello di aver resistito da secoli al fuoco degli innumerevoli roghi nei quali è stato gettato.
Mi limito a ricordarne due molto significativi:
Negli anni tra il 1240 e il 1244 fu celebrato a Parigi un processo che vedeva sul banco degli imputati non un essere umano, ma un libro, il Talmud; la sentenza che concluse quel processo comminò la pena di morte e il libro fu bruciato;
Il 9 settembre 1553, nella piazza di Campo de’ Fiori a Roma, fu acceso un grande rogo di libri nel quale furono gettati numerosi esemplari del Talmud;
Viene spontaneo ricordare che, dopo i libri, nello stesso luogo di Roma, il 17 febbraio del 1600 fu mandato al rogo Giordano Bruno, condannato a morte dal tribunale dell’Inquisizione che, oltre a giudicare i veri o i presunti eretici, svolgeva un’opera di censura preventiva attraverso l’apposizione dell’imprimatur e repressiva con l’inserimento nell’Indice dei libri proibiti.
Questa breve premessa mi è sembrata utile per inquadrare e valorizzare storicamente l’evento che oggi stiamo realizzando e vivendo, che supera l’ambito ebraico e si rivolge a tutto il mondo della cultura italiana. Da parte ebraica è un gesto di apertura, di fiducia e di coraggio; è come spalancare una porta ed esporre al giudizio di tutti il nostro bagaglio culturale, etico e religioso.
La traduzione in italiano del Talmud ha un grande valore simbolico ed è figlia del nostro tempo, di questa nuova era.
Questa difficile e gigantesca impresa di traduzione, che è scaturita dalla sottoscrizione, nel gennaio 2011, di un protocollo d’intesa tra la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, non sarebbe mai stata possibile in altre epoche ed è il frutto di un nuovo modo di intendere le relazioni tra lo Stato italiano e le minoranze religiose e naturalmente delle diverse religioni tra loro.
Dopo 10 anni di presidenza dell’Unione delle Comunità Ebraiche, ho maturato il fermo convincimento che questa fase positiva delle relazioni, di comprensione e di dialogo, improntati alla pari dignità e al reciproco rispetto, finalizzati non al proselitismo e alla conversione dell’altro, ma a capire l’altro, anche riscoprendo le comuni origini e l’appartenenza alla stessa civiltà, sia una grande occasione per collaborare e unire le forze, per realizzare un mondo migliore da lasciare alle future generazioni.
Forse è un’occasione storica che è capitato a noi di vedere aprirsi, forse è un’occasione unica, forse è irripetibile, ma in ogni caso non può essere né ignorata, né sottovalutata, né lasciata esaurire per inerzia o per i residui di diffidenza legati a un passato neanche tanto remoto; un passato che si è protratto per secoli durante i quali nei confronti degli ebrei spesso sono prevalsi l’ostilità, il disprezzo e il pregiudizio. E che non può e non deve essere dimenticato.
Ma non sarebbe giusto né opportuno lasciare che il peso del passato comprometta le prospettive che potrebbero essere realizzate nel futuro.
A molti viene spontaneo domandare perché si attribuisca tanta importanza al Talmud e che cosa sia il Talmud.
Potrebbe deludere qualcuno e potrebbe esaltare qualcun altro apprendere che il Talmud contiene la registrazione di discussioni, delle quali alcune affrontano argomenti di carattere teologico, altre di carattere civile, sociale, umano e di organizzazione della vita quotidiana. Ma non è solo questo, perché il Talmud, dopo la distruzione del Tempio e l’inizio della Diaspora è stato considerato ed è diventato una specie di tempio immateriale e invisibile che ha accompagnato e non ha mai abbandonato gli ebrei durante le loro peregrinazioni. Un tempio nel quale è stata conservata e tenuta in vita la Tradizione orale e che quindi per tutto il popolo ebraico è stato una garanzia rispetto al rischio di scomparire, come è capitato a quasi tutte le civiltà antiche. Per chiunque visitare questo Tempio è come entrare immediatamente in diretto contatto con l’essenza stessa dell’ebraismo e persino con il subconscio ebraico.
La traduzione ci permette di mettere a disposizione di tutti gli italiani un testo che, in passato, ha attirato su di sé odio e pregiudizio da parte di tante persone che non avevano la più pallida idea di che cosa fosse.
Vive in tutti noi la speranza che vengano finalmente compresi alcuni tesori di una plurimillenaria saggezza, portatori di principi e di significati cronologicamente antichissimi, che non cessano mai di sorprendere per la loro modernità.
Questa registrazione di discussioni, infatti, evidenzia quanto valore è sempre stato attribuito dagli ebrei, anche mille, duemila o tremila anni fa, alla libertà di pensiero e di manifestazione del pensiero.
Il confronto dialettico viene sempre indicato e adottato come metodo di studio, in quanto garanzia di rispetto delle opinioni altrui, anche se diverse e anche se contrarie.
Non è un caso che ogni dibattito riporti fedelmente sia la tesi prevalente che quella minoritaria.
Infine, lo studio effettuato in gruppo offre un’ulteriore garanzia in quanto non consente a nessuno di chiudersi in un isolamento intellettuale che potrebbe tradursi in estremismo e fanatismo e obbliga tutti a rispettare precise norme di disciplina, di correttezza, di autocontrollo. Il modello dialettico applicato nel Talmud è la negazione e il rifiuto di qualsiasi forma di dogmatismo e di integralismo.
Abbiamo tutti da riflettere per valutare se l’umanità, negli ultimi mille, duemila o tremila anni sia riuscita a progredire sul piano umano e culturale.
Illustre Presidente, accolga l’omaggio della prima copia stampata come segno concreto e tangibile di fiducia, di speranza e di amicizia.
Renzo Gattegna, presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
(6 aprile 2016)