Qui Livorno – Il Limmud per rav Elio Toaff
Il Maestro del Novecento italiano

IMG_20160407_115659Un incontro “per rendere omaggio alla memoria di un grande Maestro, ultimo allievo eccellente del Collegio rabbinico di Livorno, che unendosi a quello di Firenze diede origine alla scuola rabbinica italiana”, ma anche un’occasione per “guardare alla nostra Comunità, immaginandola nel futuro prossimo”. Questo il significato del limmud per ricordare, a un anno dalla sua scomparsa, il rabbino capo emerito di Roma Elio Toaff , tenutosi nella sua città natale, Livorno. Un modo, come ha dichiarato il presidente della Comunità ebraica livornese Vittorio Mosseri, per rendere omaggio a un grande Maestro del Novecento. “Per ogni epoca, per ogni generazione, per ogni situazione, Dio di volta in volta manda il rabbino più adatto, poiché il lavoro di un maestro e l’interpretazione della Torah e del Talmud devono adattarsi al momento storico. Il rav Toaff è stato mandato dal Signore perché era la persona più giusta per il momento che l’Italia ebraica stava vivendo, di difficile ripresa dopo la Shoah, e l’innovazione nei rapporti con il Vaticano era quello di cui c’era bisogno in quegli anni”. Così il rabbino capo di Livorno Yair Didi ha aperto la giornata di studio. “Oltre che per quell’abbraccio con il papa Wojtyla, diventato un momento fondamentale nel ricordo di tutti – ha sottolineato il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni – ricordo il rav Toaff come guida dal pugno deciso contro la disgregazione della Comunità e soprattutto come insegnante, da cui ho imparato anche molte cose pratiche, come a fare le matzot”. Oltre a Didi e Di Segni, che di Toaff è stato allievo e successore, nel corso della mattinata sono intervenuti il rabbino capo di Napoli Umberto Piperno, il professor Gabriel Levy e l’ex presidente della Comunità livornese Samuel Zarrugh. Nel corso del pomeriggio seguiranno le riflessioni del presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana Giuseppe Momigliano, del rabbino capo di Venezia Scialom Bahbout, del rabbino capo di Bologna Alberto Sermoneta, del rabbino capo di Modena Beniamino Goldstein, e del preside delle scuole ebraiche di Roma Benedetto Carucci Viterbi.
“Il mio desiderio, in merito al futuro di questa piccola grande Comunità, è di dare seguito a questo incontro per farlo diventare un appuntamento annuale dove rabbanim italiani e non solo si incontrano per studiare, e approfondire gli scritti dei grandi Maestri della tradizione livornese, come Malachi Hacohen, Coriat, o Benamozegh, che costituiscono la ricchezza della nostra Comunità”, ha sottolineato Mosseri. Il suo auspicio è infatti quello di “tornare a vedere Livorno come centro culturale di diffusione degli studi e immaginare questa Comunità viva e vitale anche fra decenni”.
Entrando nel vivo del suo intervento, legandosi agli insegnamenti del rav Toaff, il rav Di Segni ha analizzato vari usi legati alla festività di Pesach alla luce delle conoscenze scientifiche moderne. “Tutte le regole che ci ha tramesso la tradizione oggi possono essere spiegate secondo scoperte scientifiche che sono state fatte di recente”, ha osservato. A ricordare con affetto il momento di preparazione delle matzot con il rav Toaff è stato anche il rav Piperno, il quale ha concentrato la sua lezione proprio sulla produzione e sulla mitzvah di mangiare la matzah shemurah così come descritta da Chidà, “grande rabbino livornese studiato insieme al rav Toaff, che ha costantemente approfondito la tradizione dei Maestri della sua città”.
A ricordare l’attenzione del rav Toaff al lato pratico della tradizione è stato anche Levy, il quale ha evidenziato l’importanza di “commemorare un Maestro studiando Torah e non con lodi sperticate” per addentrarsi quindi in una lezione di Ghemarah. “Il discorso della Ghemarah avviene secondo uno stringente ordine logico, a discapito di quello cronologico – ha sottolineato – poiché si vuole mostrare una discussione alla quale in potenza tutti possono partecipare avendo tutti gli elementi, una caratteristica che con la sua profondità avvicina lo studio alla preghiera”.
Un pensiero alla figura di Toaff è stato dedicato nel corso del pranzo offerto dalla Comunità anche dal suo ex presidente Samuel Zarrugh, che ha condiviso il ricordo dell’esperienza dei molti viaggi fatti con il rabbino. “Il rav Elio Toaff era un uomo che senza mai mettere in imbarazzo sapeva sempre mettere la pace tra nelle discussioni – le sue parole – e mi disse una volta che il senso della politica è saper fare accettare anche un no”. 

Francesca Matalon

(7 aprile 2016)