Sorgente di vita – Dalla Siria alla Galilea,
600 storie di salvezza

“Sono partito dalla mia città per combattere. Sono stato colpito all’addome e alla gamba destra. I miei amici mi hanno portato fino al confine con Israele. Ho aspettato una notte, poi i soldati israeliani mi hanno portato in questo ospedale”. A parlare così è un ragazzo di 21 anni: viene dalla Siria ed è ricoverato allo Ziv Medical Center, l’ospedale di Tzfat, in Galilea, nel nord di Israele. È uno degli oltre 600 siriani feriti e malati arrivati qui a partire dal febbraio 2013. Racconta la sua storia nel servizio di Sorgente di vita dal titolo “Una cura per tutti”, realizzato da Daniele Toscano e Carlo Zanframundo, con le immagini girate in Israele da Lucia Cuocci e andato in onda su Raidue domenica 3 aprile. Il ragazzo è un combattente, ma non si sa su quale fronte fosse schierato. Come gli altri intervistati non vuole farsi riconoscere perché teme ritorsioni sui familiari rimasti in Siria. In questo ospedale arrivano giovani e anziani, combattenti e civili, donne e bambini, spesso in condizioni gravissime. “Accogliamo i feriti in seguito alla decisione del governo israeliano – spiega Hana Bikel, portavoce dell’ospedale – anche se questi feriti provengono da un paese nemico. Un ospedale deve essere pronto a ricevere qualunque paziente, senza discriminazione di religione, sesso o nazionalità”. Tra Siria e Israele c’è uno stato di “cessate il fuoco” e perdura il contenzioso sul Golan dalla guerra del ’67. Eppure dal 2013 ogni settimana i paramedici israeliani raggiungono la frontiera e portano via feriti e malati gravi arrivati da oltreconfine. “Non sappiamo come arrivano fino lì, certamente c’è qualche contatto, accordi con l’esercito israeliano” dice Kassis Shokrey, il direttore del Reparto di Chirurgia Plastica che segue la maggior parte di questi pazienti e parla in italiano: “Sono uno dei tanti paradossi di questo luogo: sono arabo, sono cattolico, sono israeliano e curo i siriani in un ospedale israeliano. Li trattiamo tutti nel modo più umano, sono pazienti come gli altri, non guardiamo da dove vengono, chi sono o cosa pensano”. Shokrey accompagna la troupe in un’altra stanza dell’ospedale: qui c’è un giovane agricoltore su una sedia a rotelle. Ha una gamba maciullata, sostenuta da un tutore. “Quel giorno, appena arrivato al mio campo, ho messo il piede su una bomba: è esplosa, poi non ho capito più niente di cosa sia successo. Sono rimasto ferito a entrambe le gambe. Poi mi hanno portato in questo ospedale. Oggi in Siria non c’è tranquillità, non c’è pace. Ci sono sempre aerei che bombardano il nostro villaggio. È una situazione insostenibile. Non credo che avrei potuto trovare una soluzione migliore”. Appena arrivano allo Ziv Medical Center questi pazienti vengono accolti da un assistente sociale che parla in arabo: non hanno nulla, e allora viene dato loro il necessario per la toilette personale, una tuta, un paio di scarpe, anche il Corano. L’ospedale è una struttura piccola, con appena 320 posti letto: alcune donne siriane vi hanno anche partorito. E i feriti ricevono cure all’avanguardia, soprattutto nel campo della chirurgia plastica e ricostruttiva. “Non sono ferite di guerra normali, come quelle che siamo abituati a vedere in Israele – spiega ancora Hana Bikel – sono ferite gravissime. Spesso arrivano senza gambe, con terribili menomazioni agli arti. Cerchiamo di salvarli, di curarli, realizzando per loro delle protesi. Ci vogliono mesi per la riabilitazione” . Finite le cure si cerca di far tornare i feriti a casa loro, anche se in Siria le condizioni sono difficilissime. L’ospedale avvisa l’esercito, e i pazienti vengono riportati al confine: spesso però vengono invitati a ritornare, per altre operazioni e altre terapie. “All’inizio è stato difficile – conclude Hana Bikel – ma ormai siamo abituati ad accoglierli. Credo che alla fine loro capiscono che Israele non è poi un nemico così grande e che invece sa bene come aiutarli”.
Il servizio di Sorgente di vita “Una cura per tutti” va in replica, sempre su Raidue, lunedì 11 aprile alle ore 7.30 del mattino. È anche on line sul sito www.rai.tv.
p.d.s.

(8 aprile 2016)