Conversioni all’ebraismo, matrimoni, divorzi,
il monopolio del Rabbinato centrale a rischio

conversioni israele 2Un duro colpo al monopolio del Rabbinato centrale. Così diversi quotidiani israeliani hanno definito la recente sentenza della Corte suprema israeliana in merito alle conversioni all’ebraismo (ghiurim in ebraico). Secondo i giudici, le persone che si sono convertite sotto il controllo di qualsiasi corte rabbinica ortodossa, in Israele come all’estero, devono essere riconosciute come ebree e hanno quindi diritto a ricevere la cittadinanza israeliana, come stabilito dalla Legge del Ritorno. “Qualsiasi corte” significa anche i tribunali religiosi (ortodossi) che non sono sotto il controllo del Rabbinato centrale. Quest’ultimo fino ad oggi aveva il monopolio assoluto sulle conversioni: senza il suo benestare, i ghiurim non sono considerati validi. Se non sono validi, le persone che hanno seguito il percorso di conversione non possono avvalersi della Legge del Ritorno. Ed è proprio qui il punto: da tempo una parte del mondo ortodosso è fortemente critico nei confronti del Rabbinato centrale perché considerato troppo rigido sulle conversioni. Tanto che un gruppo consistente di rabbini ortodossi, appartenente al movimento sionista religioso, meno di un anno fa ha deciso di creare dei tribunali autonomi che si definiscono “più aperti alle necessità delle persone”. Ora la sentenza della Corte suprema chiede di fatto di riconoscere il loro operato, depotenziando il ruolo del Rabbinato centrale e, secondo alcuni, aprendo anche ad altri scenari.
Del gruppo di rabbini – denominato Giyur Kahalacha, ovvero conversioni secondo la Halakhah, la legge ebraica – fa parte rav Shlomo Riskin, rabbino capo di Efrat che, intervistato dalla Jta, ha ribadito la legittimità del suo operato, affermando di avere anche il diritto di sposare le persone che ha convertito (anche i matrimoni, per quanto riguarda l’ebraismo, sono sotto il controllo indiretto del Rabbinato centrale, essendo possibili solo nel caso in cui quest’ultimo riconosca i coniugi come ebrei). “Dal mio punto di vista, ho tutto il diritto di celebrare matrimoni” per chi si converte sotto la sua supervisione, afferma rav Riskin. “Sono un rabbino ortodosso, e questa sentenza riconosce le mie conversioni come valide”. In particolare, l’obiettivo di Giyur Kahalacha è quello di concentrarsi sulle conversioni delle persone immigrate dall’ex Unione Sovietica (oltre 350mila). “Molte di loro – scrive la giornalista Amanda Borschel-Dan – si sono sempre riconosciute come ebree ma sono identificate come ‘senza religione’ in termini di status personale”. Ovvero, secondo l’halakha applicata dal Rabbinato centrale d’Israele, non sono riconosciuti come ebrei. “Ci sono quasi 100.000 bambini che dovrebbero essere convertiti – spiegava invece rav Stav, rav David Stav, leader dell’organizzazione Tzohar, al sito di informazione Arutz Sheva – Questi minori sono coinvolti nella società israeliana, vanno in scuole ebraiche, vanno all’università, servono insieme a noi nell’esercito”.
Secondo una ricerca condotta dall’Israel Democracy Institute (Idi) dal 1995, ovvero dalla creazione degli enti di conversione statali, ad ottenere il ghiur è stato il 7 per cento degli immigrati dall’ex Unione Sovietica. Inoltre – spiega l’Idi – “solo la metà delle persone che hanno iniziato il loro processo di conversione attraverso quegli enti lo ha completato. Queste statistiche indicano che il Gran Rabbinato, con il suo approccio rigoroso che a volte rasenta la crudeltà, ha attirato su di sé la decisione della Corte Suprema”.
Per il rabbino capo sefardita d’Israele Yitzhak Yosef, la sentenza della Corte suprema è un “oltraggio”. “È inconcepibile che questa industria pirata delle conversioni, non monitorata da nessuna autorità governativa, possa essere riconosciuta ufficialmente”. “Israele ha un processo di conversioni che funziona secondo standard appropriati e accoglienti, destinati all’intera società israeliana – ha dichiarato rav Yosef – Tale riconoscimento determina di fatto l’eliminazione del processo di conversione da parte dello Stato”. Per il momento non è così e, afferma il giornalista della Jta Ben Sales, il mondo haredi si sta muovendo sul fronte della Knesset per bloccare l’effetto della sentenza. Una tesi sposata dal presidente dell’IDI Yohanan Plesner: “È ragionevole supporre che il verdetto, che consente il riconoscimento delle conversioni ortodosse private per la Legge del Ritorno, consenta allo stesso modo il riconoscimento di quelli convertiti attraverso altre correnti dell’ebraismo”.

Daniel Reichel