L’unica strada è condividere
Comunità va cercando ch’è si cara…”: è questo il titolo della ricerca sociodemografica sull’ebraismo italiano diretta dal professor Enzo Campelli, docente di Metodologia delle scienze sociali all’Università di Roma La Sapienza. L’indagine, pubblicata con questo titolo nel 2013 dall’editore Franco Angeli, è stata promossa dal Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L’Unione stessa, preso atto del rilievo di uno studio che colmava un vuoto di cinquant’anni dalla precedente analisi svolta da Sergio della Pergola, ha deciso, nel 2014, di costituire un Gruppo di lavoro, una task force, composta da Consiglieri ed esperti esterni, per analizzarne a fondo i risultati, discuterne e pianificare eventuali misure per andare incontro alle tante esigenze emerse.
Il risultato più preoccupante, evidenziato dallo studio, è stato quello del progressivo decremento della popolazione ebraica, accompagnato da processi di disaffezione e conflittualità tali da far presagire un totale sfaldamento delle comunità ebraiche italiane.
Come coordinatrice del gruppo di lavoro ho cercato di favorire un’analisi che partisse da tale pericolo, per proporre azioni concrete dopo una riflessione proficua e continuativa. L’obiettivo suggerito è stato quello di svolgere un’analisi approfondita sulle criticità che possono ripercuotersi negativamente sul futuro e la sopravvivenza delle comunità italiane, per individuare strategie atte a garantire un processo attivo e propulsivo, in grado di contrastare il declino. In questa ottica, è stato naturale, per il Gruppo di lavoro, concentrarsi sui giovani, con una rilettura finalizzata dei risultati della ricerca, per capire come rendere questa fascia generazionale più partecipe e consapevole, avvicinarla alla Comunità, sviluppare a tal fine servizi di aggregazione, formazione e supporto. Il denominatore comune in tutte le Comunità, sia grandi sia piccole, è risultato essere quello della conflittualità e della divisione, con modalità di selezione ed esclusione reciproci tra gruppi e componenti diverse. Questo fattore è apparso decisivo da capire e superare: storicamente le Comunità che hanno continuato a vivere sembrano essere quelle che hanno condiviso valori e modi di operare, suscitando una attrattiva da parte dei giovani.
La Commissione ha rilevato come tra tali valori abbia rilievo particolare, per i giovani, la zedakà, quale atto di giustizia sociale autentica e diffusa, quale dono spontaneo, disinteressato, possibilmente anonimo, quale atteggiamento e comportamento non solo economico o materiale, ma capacità di ascolto e voglia di condivisione. I giovani non lo rilevano nei comportamenti della società e sembrano cercarlo senza successo nelle loro Comunità. La Commissione si è soffermata, per questo, sulle grandi “retoriche” dell’ebraismo italiano di oggi: Israele, Shoah, ebraismo “politico e di professione” (quando l’ebraismo diventa, in forma esclusiva “ posizione” o “lavoro” nelle istituzioni). Si è ritenuto che queste tre questioni, intorno ai quali gira l’ebraismo mondiale, assumano un carattere negativo quando sono il principale, se non unico, indicatore della presenza ebraica nel contesto sociale più ampio. Si è discusso di quanto il modo di comunicare l’ebraismo all’esterno sia sempre incentrato in forma quasi esclusiva sulla Shoah e su Israele e quanto queste tematiche, rese quasi esclusive, non stiano nuocendo al nostro futuro. Questi stessi argomenti, spesso usati anche per comunicare verso il nostro interno, sembrano distogliere da un rigoroso confronti sul significato e sui valore odierni di una tradizione culturale e storica. Il Gruppo di lavoro ha posto l’attenzione sugli eventi periodici che vedono impegnata l’Ucei, come la Giornata della cultura e il Giorno della Memoria, rilevando un pericolo di folklorizzazione crescente caratterizzata da presenze pubbliche e sui media della dirigenza delle Comunità e del lavoro prevalente di molti operatori professionali delle stesse. Tutto ciò non è inutile ma rappresenta uno sforzo preponderante rispetto alla dimensione sociale e culturale dell’ebraismo nella società. Se, a torto o a ragione, il mondo esterno sembra stanco di sentir parlare di Shoah e di Israele, per i giovani questa enfasi costituisce un elemento riduttivo dal quale spesso rifuggono, o, di fronte alle ostilità esterne, si rifugiano. Il riaffacciarsi di forme di antisemitismo utilizza, non a caso, l’enfasi sulla Shoah in modo ostile e l’attenzione verso Israele come un elemento che renderebbe estranei gli ebrei rispetto ai problemi che la società italiana attraversa. Il Gruppo di lavoro non solo ha sostenuto la necessità di muoversi in modo strategico per indebolire tali posizioni ostili e non alimentare l’antisemitismo, ma ha rimarcato quanto si sia a volte impreparati ad affrontarne i nuovi volti e quanto si sottovaluti gli effetti che la troppa visibilità può portare come controvalore della popolarità. Tornando per questa via ai giovani ha inoltre messo in evidenza come essi siano influenzati nelle loro scelte da fatti contingenti politici sia italiani che europei e mondiali, tra i quali le grandi migrazioni, causa del cambiamento dell’assetto demografico, culturale, sociale. A questo si aggiungono problemi legati al lavoro e alla maggiore possibilità che spesso si ha di trovarlo all’estero. I giovani, secondo il Gruppo di lavoro, po-tranno essere attratti solo se ci si muoverà su un doppio binario: educativo sui valori di una Tradizione in grado di offrire risposte ai problemi della società in cui si vive, sociale sui problemi concreti che i giovani devono affrontare in relazione a un futuro che si presenta complesso sul piano dei rapporti con il mondo circostante e con il mondo del lavoro nel quale desiderano entrare. Se i giovani avessero la certezza che le loro esigenze e proposte venissero ascoltate, la partecipazione ci potrebbe essere e la poliedrica realtà giovanile sia a livello nazionale che locale produrrebbe una situazione nuova nella quale, tra l’altro, le diversità sarebbero un valore.
Oggi si è lontani da questo obiettivo. La stessa ricerca, dalla quale si è partiti, ha evidenziato come all’interno delle Comunità locali ci siano spesso delle “sotto Comunità” (questo ovviamente in quelle che numericamente “se lo possono permettere”) che vivono in totale autonomia automotivandosi, senza avere bisogno dell’altro perché non riconoscono nel confronto un valore aggiunto. Queste “sotto comunità”, nel Gruppo di lavoro, sono state chiamate, prendendo in prestito un’espressione legata al mondo delle professioni, “Comunità di pratiche” proprio perche ciò che tiene insieme le persone è il fare un’attività simile e tale da creare dei legami di condivisione molto forti. Non si tratta di rompere questi legami, ma rendere possibile, con chi non ne è implicato, un dialogo mirato ad aumentare la consapevolezza ed il coinvolgimento. Per questo, è essenziale che le attività si concentrino su temi e obiettivi il cui valore e bisogno è comune a tutti.
È questo quanto il Gruppo di lavoro indica come tema centrale di un passo iniziale, molto tradizionale ma apparentemente riduttivo, data la premessa, un Convegno, che sia sui giovani, per i giovani e insieme ai giovani, aperto a coloro che con i giovani lavorano abitualmente e/o ricoprono un ruolo strategico nell’ambito comunitario. L’obiettivo non è quello della illustrazione di ciò che si fa, ma un’occasione di riflessione collettiva, un confronto che non esprimerà né voti né cariche, ma solo strategie condivise: un convegno che affronti le problematiche evidenziate sopra e le affronti collaborando. Contemporaneamente, per arrivare all’or- ganizzazione di un evento che può consi- derarsi centrato solo se di reale e disinteressato confronto, in primavera a seguito del viaggio in Israele Yeud organizzato dall’Unione per i giovani leader comunitari, avrà luogo un incontro con i rappresentanti di tutte le associazioni giovanili ebraiche, formali ed informali. Si tratta di un primo passo, un modesto contributo pratico rispetto all’ampiezza dei problemi indicati, un confronto di diverse realtà intorno a uno stesso tavolo, un luogo in cui ci sia la possibilità di affrontare problematiche comuni a realtà diverse che spesso si rifiutano di incontrarsi e collaborare. Questo incontro è importante. Il testo che riassume quanto discusso nel Gruppo di lavoro vuole essere un modesto contributo già a questo incontro, dal quale vorremmo partisse la vera organizzazione del convegno allargato, in cui tutte le voci e le forze operative avranno importanza. Lo sviluppo concreto del tutto sarà compito del prossimo Consiglio dell’Unione, che ci auguriamo possa trovare utile quanto fatto sino ad oggi. Questo l’auspicio e l’augurio che facciamo a tutta la comunità ebraica ita- liana.
Simona Nacamulli, consigliere UCEI – Pagine Ebraiche aprile 2016
Hanno fatto parte del Gruppo di lavoro Simona Nacamulli (coordinatore), rav Alfonso Arbib, Daniele Bedarida, Anselmo Calò, Enzo Campelli, Sergio Della Pergola, rav Roberto Della Rocca, Gavriel Levi, Saul Meghnagi.
(10 aprile 2016)