Fbcei – Beni ebraici, patrimonio di tutti
“La catalogazione del patrimonio culturale ebraico in Italia è un progetto fondamentale perché senza non è possibile nemmeno preservarlo e ristrutturarlo quando necessario”. Sono questi gli obiettivi della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia, e a spiegarlo è la vicepresidente Annie Sacerdoti, referente del progetto di catalogazione in corso, su cui fa il punto con Pagine Ebraiche 24. La digitalizzazione del patrimonio è stata una delle priorità dell’attività dell’attuale Consiglio della Fbcei, che quest’anno ha firmato un’importante Convenzione con l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) del Ministero dei Beni Culturali, che consentirà alla Fondazione di dotarsi del software per l’elaborazione e la pubblicazione sul proprio portale dei dati censiti nel corso degli anni dalle Sovrintendenze e dai vari progetti speciali, favorendo l’interscambio dei dati finalizzato alla crescita del Catalogo nazionale.
A testimoniare l’importanza della catalogazione dei beni culturali ebraici, così come delle altre minoranze italiane, all’interno del patrimonio nazionale, è stata anche la Giornata di studi sul patrimonio culturale organizzata all’Archivio di Stato di Torino dall’Unione delle chiese metodiste e valdesi in Italia, a cui ha partecipato tra gli altri anche lo storico e consigliere Fbcei Gadi Luzzatto Voghera, nell’ambito di una tavola rotonda a cui hanno partecipato anche Laura Moro, direttrice dell’ICCD, Don Valerio Pennasso, direttore dell’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici della CEI e Daniele Jalla, membro del seggio della Società di studi valdesi.
Al momento, spiega Sacerdoti, tutte le schede digitalizzate sono state riversate sul server ministeriale, e sono dunque entrate a far parte di una piattaforma unica di inserimento e di gestione dei dati che uniforma tutti i beni culturali italiani catalogati. In virtù di questo, aveva dichiarato il presidente della Fondazione Dario Disegni, la convenzione firmata con l’ICCD costituisce “un risultato importante, grazie al quale aumenta notevolmente la fruibilità delle informazioni sul patrimonio culturale ebraico in Italia”. Due nuovi catalogatori stanno dunque proseguendo il lavoro intrapreso negli ultimi anni, “rileggendo, riadattando in un linguaggio più attuale e aggiungendo quello che manca, dal momento che il materiale di base risale a circa vent’anni fa”, come osserva Sacerdoti. Il processo, aggiunge, è “a buon punto” e il prossimo obiettivo del Consiglio è quello di “creare delle schede di insieme che permettano di sapere esattamente cosa c’è in tutta la penisola, per poi procedere poco alla volta con schede che ritraggano i beni oggetto per oggetto e luogo per luogo”.
E particolarmente importante per il futuro, conclude Sacerdoti sarà la collaborazione con il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, sede designata per la consultazione del catalogo. “Poiché rappresenterà il patrimonio artistico e culturale dell’ebraismo italiano – le sue parole – il Meis costituisce l’ente ideale per una collaborazione con la Fondazione”.
f.m. twitter @fmatalonmoked
(12 aprile 2016)