Storie – L’Atlante delle stragi
Molte delle stragi di civili che si consumarono in Italia tra il settembre del 1943 e l’aprile del 1945 furono organizzate autonomamente dai fascisti, senza alcun input da parte dei tedeschi. È uno degli elementi più interessanti che emerge dal censimento realizzato in due anni di lavoro collettivo da 120 ricercatori e 60 istituti storici, nell’ambito del primo Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, presentato la scorsa settimana alla Farnesina. Una ricerca realizzata dall’Anpi e dall’Insmli con il finanziamento della Germania.
Per la prima volta, è stato definito il numero delle stragi a livello nazionale, 5.428, avvenute non solo nel Centro-Nord ma anche in Meridione, dalla Sicilia alla Campania. La ricerca fa il punto anche sul numero delle vittime, che passa dalle 10-15 mila finora ipotizzate a 23.461 accertate, escludendo i caduti in combattimento e comprendendo quindi solo i civili inermi, catturati e uccisi a seguito di rastrellamenti, di rappresaglie o di stragi “eliminazioniste” o dirette contro specifiche tipologie di persone (ebrei, antifascisti, religiosi etc.).
L’Atlante propone, ove possibile, anche i nomi degli esecutori: non solo membri delle famigerate SS naziste, ma anche militari della Wehrmacht e diversi italiani fascisti del regime di Salò il cui ruolo, come sottolinea Paolo Pezzino, è autonomo e determinante nel ben 19% delle stragi. A testimonianza che la Rsi “portò avanti in modo autonomo una propria politica della violenza”.
Mario Avagliano
(12 aprile 2016)