…Casaleggio
È morto Gianroberto Casaleggio. Come è anche giusto per il dovuto rispetto alla famiglia e agli amici, si sentono sui media le solite generose commemorazioni. Del resto, è noto, sono sempre i migliori quelli che se ne vanno. Così, in una notte l’ideologo del M5S diventa da visionario pazzoide e paranoico-complottista, colui che ha intuito lo spirito del tempo, il grande innovatore politico capace del più grande miracolo della storia politica italiana. Il profondo interprete del declino dei partiti e dell’establishment tradizionale, il buon utopista rivoluzionario col nobile sogno della democrazia diretta. Ora, sento per radio che era anche un hobbesiano del terzo millennio con l’incubo del caos da controllare… Insomma, tutto e il contrario di tutto, come era il personaggio. Siccome la sfida che stiamo vivendo in Europa è assai più grande della sua figura, è utile ricordare bene le cose. Casaleggio è stato sì bravissimo, esattamene come lo sono stati Le Pen, Strache, Orban, Wilders, Tsipras, Podemos, Farage… Tutti personaggi e movimenti pressoché inesistenti all’inizio della crisi economica e che oggi veleggiano intorno al 30% in ogni Paese. Il web, la democrazia diretta e tutte queste teorie che dimostrano solo lo stato drammatico in cui versa l’Italia non c’entrano nulla col suo successo. Come negli altri Paesi, conta la critica ad un sistema che è stato incapace di rinnovarsi e che si è sempre più distanziato dai cittadini. Conta lo spietato cinismo di cavalcare argomenti del tutto irrazionali come l’uscita dall’Euro, il rifiuto dell’immigrazione, la rivendicazione della sovranità nazionale. Casaleggio era, come tutti gli altri, la più classica espressione dei periodi di crisi, dove le folle si affidano a chi urla più forte. Se si tiene conto dei contenuti delle sue strampalate teorie (superamento della democrazia parlamentare, ogni testa un voto a prescindere dall’esito delle consultazioni, abolizione degli organi intermedi) dovremmo parlare di un tentativo eversore. Ed è proprio questo che sta avvenendo in Europa: un tentativo di scansare la democrazia per sostituirla con altre forme di governo. Niente di nuovo sotto il sole, è sempre così nei momenti di crisi. Si dice che la storia, quando si ripete, è tragedia o farsa. Ecco, con i suoi capelli spettinati, la voce flebile e monotona, i suoi improbabili impermeabili, i suoi video apocalittici, il suo complottismo ridicolo, la sua irrefrenabile arroganza, Casaleggio un po’ farsa lo è stato davvero. Una cosa, però, deve essere chiara: non è stato Casaleggio a fare il sistema, ma il sistema in cui versa l’Europa a fare lui.
Davide Assael, ricercatore
(13 aprile 2016)