Il rav e il papa, trent’anni dopo

5. 13 aprile 1986 giardino del TempioIl 13 aprile 1986 papa Karol Wojtyla varcava la soglia del Tempio Maggiore di Roma, accolto da rav Elio Toaff e da una comunità ebraica che, emozionata, affollava la grande sinagoga capitolina. Una giornata storica, che ha segnato il dialogo tra ebrei e Chiesa Cattolica, ideale prosecuzione di quel profondo cambiamento nei rapporti tra le due fedi impresso dal documento Nostra Aetate promulgato dal Concilio Vaticano II nel 1965.
Quel giorno di trent’anni fa è ricordato in una mostra inaugurata ieri pomeriggio al Museo ebraico di Roma, “1986-2016. Trent’anni dallo storico abbraccio tra Papa Giovanni Paolo II e Rav Toaff”, interessante percorso tra documenti, fotografie, filmati, lettere, prime pagine di quotidiani e settimanali, dedicato allo storico momento e idealmente in ricordo del Rav Toaff, scomparso il 19 aprile dello scorso anno.
“Ricordo bene quel giorno del 1986, aspettavamo in trepidante attesa, quasi increduli, l’abbraccio, che infine avvenne, e che qui celebriamo. Da lì in poi, sono stati trent’anni di dialogo, trent’anni di impegno”, ha detto la Presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, introducendo l’iniziativa curata da Lia Toaff, realizzata con documenti tratti dall’archivio della comunità e dalle carte private della famiglia Toaff.
Alla presentazione ha assistito un folto pubblico. Molte le presenze di rappresentanti delle istituzioni e della società civile, da Andrea Riccardi a Sandro Gozi, dall’ambasciatore di Israele Naor Gilon al cardinale Stanislaw Rylko. A testimoniare l’importanza, nella memoria collettiva, di quello storico momento.
“La visita di Giovanni Paolo II nella nostra sinagoga è stata la ‘traduzione mediatica’ dei passi avanti che erano già stati fatti nel dialogo”, ha detto il Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni. “Un incontro che segnò profondamente il rapporto tra ebraismo e cristianesimo. Portando un messaggio vivo ancora oggi, che invita al reciproco rispetto e alla pacifica convivenza nella diversità”.
Sponsorizzata anche da Poste Italiane (presente la presidente di Poste Italiane Luisa Todini, ed è esposto anche lo speciale annullo filatelico realizzato all’epoca), la mostra propone materiali di grande interesse, come i doni ricevuti dalla comunità ebraica di Roma da Papa Wojtyla, i carteggi che precedettero l’incontro, il filmato integrale che la Rai trasmise in diretta, un quadro a carboncino dell’abbraccio, realizzato dall’artista Eva Fischer.
“Mio nonno diceva sempre che incontrarsi fu un gesto coraggioso”, ha detto la Toaff. “Quell’abbraccio ruppe l’etichetta e il cerimoniale classico. Tanto che i due divennero amici. Mi raccontava per esempio di quando Wojtyla si ruppe un femore: la visita di cortesia che gli fece mio nonno si trasformò in un lungo incontro, una lunga chiacchierata. Erano molto legati. Tanto che, come è noto, mio nonno è tra i pochissimi citati nel testamento di Giovanni Paolo II”.
Un’amicizia sincera e profonda, che ha segnato la storia del dialogo ebraico-cristiano.

Marco Di Porto

(14 aprile 2016)