Le Matzot del Lower East Side,
simbolo della New York ebraica

CROPStreits-143-LRHa chiuso ormai da un anno la storica fabbrica di matzot Streit’s Matzo, e nel Lower East Side di Manhattan, dove per decenni ha rappresentato uno dei luoghi che ha segnato la vita di molte famiglie ebraiche, è rimasto un vuoto. A raccontare la sua storia è oggi il film intitolato “Streit’s: Matzo and the American Dream”, che il regista Michael Levine ha ideato prima di sapere che la fabbrica avrebbe traslocato per spostare la produzione interamente nella sua succursale più moderna nel New Jersey. Così il documentario assume tutto un nuovo significato, quello di raccontare la storia di una famiglia tenace che per tanto tempo non ha voluto arrendersi alla frenesia di una città come New York in costante movimento, facendo sacrifici e sforzi per rimanere nel quartiere simbolo che un tempo presentava il tasso più alto di popolazione ebraica negli Stati Uniti. I protagonisti sono Aron Streit e sua moglie Nettie, arrivati dall’Europa alla fine dell’800. Inizialmente impastavano le azzime a mano in prima persona, ma nel 1925 hanno deciso di aprire una vera e propria fabbrica, che con gli anni è diventata un’istituzione nel quartiere senza mai cambiare. Ma il tempo passa per tutti, e così l’attuale proprietario Alan Adler ha dovuto prendere la decisione dolorosa: “Nessuno terrebbe un’automobile del 1925 perché pensate che una fabbrica di matzot del 1925 sia quello che dovremmo usare oggi?”. Queste le sue parole riportate da Pagine Ebraiche, che ha raccontato la storia di Streit’s Matzo, riportata qui di seguito.

“Nessuno terrebbe un’automobile del 1925, perché pensate che una fabbrica di matzot del 1925 sia quello che dovremmo usare oggi?”. Così Alan Adler, uno dei proprietari della storica Streit’s Matzos, ha cercato di far digerire alla sua famiglia la chiusura dello storico panificio del Lower East Side, il quartiere newyorkese che un tempo presentava il tasso più alto di popolazione ebraica negli Stati Uniti, per spostare la produzione interamente nella sua succursale nel New Jersey e forse in qualche altro stabile. Streit’s Matzos sforna matzot fresche da quando Aron Streit e sua moglie Nettie sono arrivati dall’Europa alla fine dell’800: prima le impastavano loro a mano, ma nel 1925 hanno deciso di aprire una vera e propria fabbrica, diventata fin da subito una istituzione nel quartiere. Nel tempo i locali si sono notevolmente estesi, ma i macchinari usati sono ancora oggi gli stessi. Vederli all’opera anche solo in un video è una meraviglia: le matzot appena uscite dal forno salgono da un piano inferiore a uno superiore inerpicandosi grazie a un sistema di cesti metallici e catene, in modo tale da raffreddarsi prima di raggiungere la stazione dell’inscatolamento. Streit’s Matzos vende matzot tutto l’anno, e con varietà di gusti e confezioni, ma si sa che quelle per Pesach sono speciali. Devono infatti essere pronte in massimo 18 minuti, altrimenti non possono essere considerate casher. Streit’s ce ne mette solo 15, sotto la supervisione di sette rabbini, e ogni Pesach produce circa due milioni si scatole. Ma purtroppo i due forni da qualche anno sono diventati più lenti, all’incirca del 25 per cento, e dunque ci vogliono più turni e più minuti per produrre la stessa quantità di azzime, comportando anche un rischio maggiore per la casherut. E a parte il sistema elettrico, in ogni caso niente ha meno di settant’anni. Ma non è solo un problema tecnico quello che ha spinto Adler e gli altri proprietari a traslocare. Anche la clientela infatti è notevolmente mutata: “Le famiglie – spiega Adler – sono andate avanti, il Lower East Side è cambiato, ed è avvenuta una sorta di transizione per la quale, da un panificio locale dove le persone si fermavano e compravano la loro matzah ancora calda appena uscita dal forno, siamo giunti alla situazione attuale, in cui il 99,9 percento della nostre vendite sono all’ingrosso a distributori”. Negli anni d’oro, la fila si estendeva lungo tutto il perimetro dell’isolato, e comprare le matzot era un evento sociale. Alcuni clienti ancora ricordano quei tempi, e in questi giorni molti passano per comprare le ultime matzot di Pesach prodotte, ma soprattutto per salutare malinconicamente. Ma la nostalgia attanaglia un po’ tutti quanti. In primo luogo i dipendenti, molto affezionati a Streit’s. La chiusura è stata posticipata per anni dai fondatori proprio per evitare che tanti di essi perdessero il lavoro, e infatti nonostante siano stati loro offerti posti nella nuova sede, solo in tre hanno accettato, in quanto abitando in gran parte lontano non sarebbe loro possibile fare i pendolari con il New Jersey. Anthony Zapata, impiegato di Streit’s Matzos da 33 anni, ha raccontato che tra colleghi sono tutti amici e durante la bella stagione amano fare barbecue insieme in giro per la città. “Rimarremo uniti”, ha aggiunto mestamente. Ma anche Mayer Kirschner, rabbino, non nasconde il suo sconforto: “Ogni anno, quando chiudiamo l’ultima scatola, la porto nell’ufficio sul retro ai proprietari e dico ‘questa è l’ultima scatola del 2012, 2013, 2014…’, e ora diremo ‘questa è veramente l’ultima scatola prodotta qui’. Sarà triste”. Adler invece preferisce mostrarsi forte: “Credo di provare lo stesso dispiacere di un genitore che manda il figlio al college. Ti manca, ed è triste, ma è il modo in cui la vita va avanti, e non c’è alcun modo in cui possiamo mantenere l’attività qui”, ha raccontato. E anche quando si lascia inevitabilmente andare, resta positivo: “Sono sicuro che verserò qualche lacrima quando spegneremo le luci per l’ultima volta, ma la vita è piena di cambiamenti”.

Francesca Matalon

da Pagine Ebraiche, aprile 2015

(14 aprile 2016)