Qui Roma – La mostra al Museo ebraico
Toaff e Wojtyla, in un abbraccio
la storia di un’amicizia sincera
È stata certamente una svolta storica e un momento simbolico di grande intensità, ma l’abbraccio del rabbino capo emerito di Roma Elio Toaff con il papa Karol Wojtyla è prima di tutto un gesto che rappresenta una sincera e lunga amicizia. Così lo definisce Lia Toaff, nipote del rav e curatrice della mostra “1986-2016. Trentesimo anniversario dallo storico abbraccio tra Papa Giovanni Paolo II e Rav Elio Toaff”, inaugurata ieri al Museo ebraico di Roma, ricordando il grande Maestro a un anno dalla sua scomparsa.
“Quell’abbraccio, come diceva mio nonno, portava il peso di anni di storia, ma poi ci sono stati gli anni successivi, in cui tutto è cambiato e il rapporto tra i due si è trasformato in un’amicizia, tanto che Wojtyla lo ha poi inserito addirittura nel suo testamento, un segno non da poco”, ha spiegato Toaff. Ed è proprio il sentimento e il legame personale tra i due che rappresenta uno dei punti più importanti anche per Poste Italiane, che ha collaborato con la Comunità ebraica della Capitale alla realizzazione della mostra. “La nostra azienda oggi rappresenta molte cose, ma è nata prima di tutto per legare le persone – come avviene inviando una lettera, un dono, un biglietto – e raccontare le loro emozioni”, ha spiegato la presidente Luisa Todini.
Poste Italiane si è impegnata, ha spiegato Todini, a sostenere per i prossimi due anni le attività del Museo Ebraico, nel segno di una forte volontà di “creare ponti” con la Comunità, rispondendo alla “prima missione dell’azienda, quella di unire”. Tra gli articoli esposti in mostra – che comprendono fotografie, documenti, e i doni scambiati tra i due leader religiosi (nell’immagine il momento dello scambio) – vi sono tra l’altro l’annullo filatelico speciale realizzato dalle Poste Italiane in occasione della visita del pontefice al Tempio Maggiore di Roma, secondo il disegno di Georges De Canino, ma anche uno dei documenti che per Toaff racconta in maniera più significativa il rapporto che legava suo nonno con il papa, e cioè una lettera che Wojtyla gli scrisse per i suoi ottant’anni. In essa, ha spiegato,”si ricorda con affetto il cammino che i due hanno percorso insieme, iniziato molto prima della visita del 13 aprile 1986 e proseguito negli anni successivi, tanto che mio nonno raccontava spesso in famiglia molti aneddoti a riguardo”. Tra questi, Toaff ha voluto ricordare la visita in ospedale del rabbino a Wojtyla che si era rotto il femore, e lo richiamò, nonostante lui volesse solo portare un bigliettino, per passare del tempo insieme.
L’abbraccio protagonista della mostra fu dunque per la curatrice la molla che “ruppe l’etichetta”, un momento fortemente voluto da Toaff perché “ha sempre creduto nella buona fede, anche dopo secoli di persecuzioni, e ha imparato da suo padre che non bisogna mai cedere alle generalizzazioni”. Un insegnamento attuale per la nipote soprattutto oggi, e che costituisce il messaggio primario della mostra: “Proprio mentre prevalgono molti estremismi soprattutto nell’ambito delle religioni, credo sia necessario trovare sempre il buono nell’altro e l’interlocutore che permette di portare avanti il dialogo, ricordando che le differenze sono sempre un arricchimento”. Un pensiero condiviso da Todini: “Quasi tutti i nuovi italiani hanno un conto alle Poste, e ne siamo felici poiché testimonia la necessità dell’accoglienza nel segno del dialogo”. “Anche quando sembra più impossibile – la conclusione di Toaff – ed è questa la lezione di mio nonno”.
f.m. twitter @fmatalonmoked
(14 aprile 2016)