Segnalibro – I demoni di una scrittrice yiddish

esther-isaac-joshua singer“Un grande senso della storia, degli eventi. E la capacità di ricostruirli in poche, pochissime frasi”. Sono questi, per la traduttrice Marina Morpurgo, gli elementi che più accomunano la scrittura di Esther Kreitman Singer a quella del fratello minore, Israel Joshua. Molto meno nota sia di lui e che dell’altro fratello, quell’Isaac Bashevis che nel 1978 ricevette il premio Nobel per la letteratura, Esther Kreitman Singer non ha meno talento. L’uomo che vendeva diamanti, da oggi in libreria per Bollati Boringhieri, si distanzia dai libri dei fratelli innanzitutto per l’ambientazione: la vicenda – intitolata in yiddish Brilyantn – si svolge nella Anversa dei commercianti e tagliatori di diamanti, tutti parte della comunità ebraica, e a Londra. “Tutta la storia è appassionante – ha commentato Morpurgo – ma ho trovato particolarmente bella quella parte della vicenda in cui da Anversa ci si sposta a Londra. La capacità della Singer di delineare nitidamente con poche parole luoghi e persone riesce a dare un quadro dell’ebraismo londinese che si distanzia moltissimo dalle descrizioni della Polonia degli shtetl così caratteristiche delle opere dei suoi fratelli. È particolare e molto interessante poi anche la descrizione dell’imprenditoria che vi si sviluppa in tempo di guerra, in una comunità di rifugiati, sempre ebrei, durante la prima guerra mondiale.”
Nel lavorare alla versione italiana del libro appena uscito Marina Morpurgo, che già ha tradotto opere del fratello Israel e sta lavorando a un altro volume di Esther, si è trovata a suo agio: “Si è ripetuta con lei la stessa magia, mi sono trovata bene sin dalle prime pagine anche se ci sono delle differenze, ovviamente, che però riguardano più un’ironia diversa, che in lei è quasi dolente mentre in Israel è più viva, gaudente. Si tratta probabilmente di qualcosa che è anche collegato con le loro situazioni personali e materiali: mentre lui forse ‘se lo poteva permettere’, lei ha avuto una vita oggettivamente difficile”. Come la madre, Esther ha avuto un destino ben differente da quello degli uomini di famiglia, e per portare avanti le sue ambizioni di scrittrice ha dovuto combattere aspramente. Non le era stato permesso di studiare ed era stata data in sposa appena possibile, in un matrimonio combinato che la portò a vivere in quell’Anversa in cui fiorivano i tagliatori di diamanti, ambientazione del libro, scritto nel 1944. In un costante tentativo di allontanarsi dal marito ha vissuto prima a Varsavia, dove tradusse in yiddish opere di Dickens e di Bernard Shaw, e poi a Londra, dove nel 1936 venne pubblicato Deborah, il cui titolo yiddish originale, Der Sheydims Tants, divenuto Demons in inglese nell’edizione italiana che, anch’essa con la traduzione di Marina Morpurgo, uscirà in autunno per Bollati Boringhieri diventerà La danza del diavolo. Deborah, la protagonista, cerca come la sua autrice di ribellarsi alla vita che le è imposta, per studiare, una vicenda raccontata dal fratello Isaac Bashevis in Yentl, la novella che deve buona parte della sua notorietà al personaggio interpretata da Barbra Streisand nell’omonimo film. Che nella realtà molto racconta della vicenda di Esther, la sorella maggiore che non aveva meno talento dei ben più noti fratelli, con cui il rapporto non è stato mai sereno. Lei con diversi tratti di quell’ebraismo dell’inizio del secolo sconto cantato sia da Israel Joshua che da Isaac Bashevis ha cercato di fare in conti. Luminosamente, ma con estrema durezza. E con dolorosa lucidità.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(14 aprile 2016)

(nell’immagine i fratelli Singer ritratti insieme da Hazel Karr)