Gerusalemme…
Celebrando un matrimonio con huppa sorridente su di un terrazzo del quartiere di Harmon haNatziv con vista sconfinata su Gerusalemme (est), mi sono sorpreso a recitare la prima beracha’ matrimoniale in contemporanea con la voce di un muezzin che invitava i fedeli alla preghiera. Potremmo, a questo punto, decidere se seguire una facile via di inno alla convivenza e alla spiritualità condivisa o sentire la voce lontana del muezzin come un elemento esotico, di minoranza se non addirittura una minaccia. Potremmo invece prendere il dato esistente come un fatto. Un semplice fatto che è e non potrebbe né dovrebbe essere altro: mentre il hatan dichiarava di non dimenticarsi di Gerusalemme come della sua mano destra, un’altra Gerusalemme andava a pregare ed il problema non sta nelle voci sacre che si sono incontrate nell’aria ventosa del tramonto di Yerushalaim, quanto piuttosto nei ragazzi armati di mitra posti a difesa della gioia della sposa e dello sposo i cui nomi propri hanno il sapore della pace e della benedizione nascosta, cose che speriamo trovino in questo mondo la loro rivelazione.
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
(15 aprile 2016)