L’erba della Rai – Il vero Israele e quello di Beppe
L’ultima puntata della seguitissima trasmissione di Beppe Severgnini L’erba dei vicini dedicata alla realtà di Israele impone anche al mondo ebraico italiano la necessità di una riflessione seria sul dovere di comunicare in una maniera corretta e positiva la realtà dello Stato ebraico.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la migliore televisione, affidata a uno dei migliori e dei più onesti giornalisti italiani che si avvale fra l’altro di uno staff di prim’ordine, non è comunque riuscita a produrre altro che un pasticcio, certo ricco di spunti, ma dove le poche voci responsabili e competenti sono state continuamente disturbate da una sarabanda di luoghi comuni, di personaggi improbabili e inconferenti e anche di malintenzionati di cattivo gusto.
L’apice lo si è toccato quando si sono fatte per l’ennesima volta indossare le vesti di politologo a un personaggio del mondo dello spettacolo che in passato si era affermato per la sua capacità di destreggiarsi sulla scena riproponendo alcune barzellette.
Bene, quindi, e congratulazioni a Severgnini, quando, anche resistendo a molte pressioni degli antisemiti mascherati da antisionisti che pure ci sono state, si riesce a parlare della società vera di Israele e di un paese vivo, ricco di speranza e di slanci, di fermenti e di progressi, laboratorio di democrazia e di dignità umana. Male quando a questo lodevole tentativo segue la ricaduta nei grossolani stereotipi di sempre.
L’Israele reale e l’Israele di comodo, quello dei cagnolini addomesticati dei salotti Rai, sono rimaste così nonostante tutto due realtà assai distanti.
E il mondo ebraico, la società civile che difende Israele, sono contemporaneamente i primi danneggiati, ma anche corresponsabili di questo disastro.
Recentemente siamo arrivati a toccare il fondo con la grottesca intimazione di un improbabile personaggio rivolta all’ambasciata di Israele e all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A quel tale non bastava dissentire, magari a sproposito, ciò che ovviamente è lecito. Ma pretendeva che al più illustre dei demografi dell’Università ebraica di Gerusalemme, uno dei massimi studiosi e analisti del mondo ebraico, il consigliere strategico di tanti Esecutivi e in particolare di Ariel Sharon, fosse impedito di esprimersi in quanto alcune opinioni da lui espresse non erano di suo garbo. Va bene, nessuno si sarà degnato di prendere sul serio un messaggio del genere, ma vogliamo renderci conto del degrado, del danno generato da questi piazzisti della propaganda?
Sono anni che all’immagine dell’ebraismo italiano e dello Stato di Israele viene inflitto il danno di esibizionisti incompetenti che senza alcuna reale cognizione, senza alcun ritegno e senza alcun senso di responsabilità rumoreggiano a sproposito. E chi specula sui meccanismi perversi della demenza digitale e dei social network dovrebbe pure saperne qualcosa.
Se siamo noi i primi a tollerare questo scempio di informazione corretta riguardo a Israele, a consentire che chiunque, al solo fine di dare sfogo alle sue smanie, grafomane o esibizionista che sia, parli a sproposito di Israele, come possiamo pretendere che l’emittenza pubblica e la televisione di massa eviti di esporre indecorosamente al pubblico le intemperanze di personaggi che dovrebbero rimanere circoscritti al repertorio del teatro comico?
gv