Provviste e tradizioni
Dato che per questo Pesach, con tutti i giorni di mezza festa lavorativi, non prevedo di invitare gente a cena ho potuto limitarmi alla pura sopravvivenza: cinque formaggi (bisogna provarne vari tipi, non è vero?), petti di pollo, affettati di tacchino, tonno e vitello tonnato, crema di melanzane, caramelle, qualche litro di latte (in otto giorni ne berrò al massimo due ma non si sa mai), qualche varietà di biscotti (stesso discorso dei formaggi), dadi e qualcos’altro che non ricordo. Oltre naturalmente al mezzo pacco di matzot che conto di scroccare.
Per ora niente cioccolata perché l’ho trovata solo fondente (lo so che i puristi la ritengono l’unica moralmente accettabile ma che cosa ci posso fare se per me è troppo amara?) E qui forse è necessario un chiarimento: a quanto pare nessuno a Torino ha il potere di stabilire quali e quanti cibi casher le-Pesach saranno disponibili a Torino; si tratta di decisioni prese altrove con criteri dal nostro punto di vista imperscrutabili. Un anno può esserci abbondanza di qualcosa che sarà del tutto introvabile l’anno successivo, e viceversa; ci sono anni in cui conviene correre in anticipo prima che tutto finisca, altre volte invece le cose più sfiziose saltano fuori solo all’ultimo minuto. Forse è giusto così: se vogliamo differenziare il momento festivo dai giorni che lo precedono, se vogliamo che il seder (che significa letteralmente “ordine”) sia per noi davvero una novità bisogna che le settimane precedenti siano caratterizzate da una certa dose di disordine e casualità.
Del resto, per dire la verità, i rituali fissi non ci mancano neppure nei giorni precedenti a Pesach: a parte quelli consacrati dalle tradizioni di famiglia come la preparazione del charoset o dei biscotti, un momento solenne, soprattutto negli ultimi anni, è quello in cui arriva la lista dei prodotti che possiamo considerare kasher le-Pesach acquistabili nei normali negozi; una lista che fortunatamente tende ad allungarsi di anno in anno, offrendo ogni volta una bella sorpresa.
Altra tradizione fissa di questi giorni è la corsa affannosa a consumare tutti i cibi accumulati da mesi. Ecco dunque saltar fuori da qualche angolo del freezer un avanzo del ripieno delle pesche ripiene di Rosh Hashanà, a creare un inaspettato ma opportuno collegamento tra i due capodanni tradizionali, il primo di Tishrì e il primo di Nissan. Chissà se un giorno diventerà una tradizione codificata.
Anna Segre
(15 aprile 2016)