Google, Facebook, Amazon e le tasse da pagare
Un messaggio arrivato dal cielo di Tel Aviv: Google così tutti gli altri giganti digitali che operano in Israele devono pagare le tasse come le altre aziende del paese. A chiederlo, un gigantesco dirigibile che la scorsa settimana è stato visto volare nei pressi della sede israeliana di Google. Sullo zeppelin compariva a caratteri cubitali la scritta in inglese “Google deve pagare le tasse” e dall’altra parte, in ebraico, “Kahlon (ministro delle Finanze, ndr) tassa Google”. A sponsorizzare l’iniziativa di protesta, l’avvocato Guy Ophir, esperto di diritto digitale, e autore di una petizione lo scorso ottobre in cui chiedeva l’applicazione dell’Iva (al 17 per cento) anche alle multinazionali straniere che hanno sedi in Israele. “Tutti i contribuenti sono uguali per quanto riguarda la pressione fiscale, ma alcuni valgono di più e a loro non è richiesto di pagare l’imposta sul valore aggiunto”, affermava nella petizione Ophir, chiedendo l’applicazione di quest’ultima anche a giganti come Google, Facebook e Amazon. Una recente circolare dell’Agenzia delle entrate sembra dare ragione a questa richiesta e ciò potrebbe portare nelle casse dello Stato milioni di shekel. È infatti necessario ridefinire il concetto di “stabile organizzazione” (“una sede o un centro di affari non temporaneo attraverso il quale un’impresa commerciale non residente esercita la propria attività economica, producendo reddito nel territorio di un’altra nazione”), afferma il Fisco israeliano, e farvi rientrare anche quelle società il cui commercio ha come epicentro internet. Seppur non si faccia diretto riferimento ai grandi come Google, Amazon o Facebook, secondo i media israeliani la nuova disposizione sarà applicata a loro e i giganti dovranno così pagare l’Iva nel paese.
(17 aprile 2016)