Oltremare – Pulizie
In questi giorni affannati di pre-festivo, ove il festivo in oggetto è il più temuto, pianificato e pulito dell’anno, girano on-line da parecchio le classiche vignette con Mosè che si fa il selfie con il popolo ebraico sul fondo del Mar Rosso, in pieno attraversamento, o Mosè che bara nella gara di nuoto, correndo all’asciutto sulle piastrelle della piscina mentre gli altri nuotano faticosamente. Ancora non sono uscite quelle con cucine intere ricoperte centimetro per centimetro di carta d’argento, chiaramente di matrice americana, come se coprendo tutto di alluminio si raggiungesse una santità supplementare o si fugasse ogni presenza di cose lievitate.
Invece una fotografia quasi artistica mi ha riempita di sgomento: una cascata di foglietti aggrinziti dal sole, dalla pioggia e dalla pressione di altri foglietti spinti e accartocciati, che scende dall’alto verso il basso senza rete contro le pietre giallo chiaro scanalate. È la caduta dei nostri più puri desideri, quelli realizzati e quelli in attesa, delle preghiere intime e silenziose, che lungo l’ultimo anno abbiamo consegnato alle crepe del Kotel, o muro occidentale, senza mai pensare che prima o poi arriva il momento del carta alla carta, polvere alla polvere, e foglietti alla genizà, al deposito delle carte che contengono il nome divino. Nel caso dei bigliettini che tutti infilano nell’ignaro muro, nessuno deve sapere se il nome divino è presente o meno: chi fa questo tipo molto particolare di pulizia di Pasqua ha il divieto assoluto di leggere alcunché. Eppure l’immagine dei foglietti in caduta libera mi infastidisce.
Mi piacerebbe pensare che il Kotel non li voglia restituire, dovrebbe farli propri, uno ad uno, dopo poco che gli sono stati affidati. Mi piacerebbe che si pietrificassero nel muro come certe foreste, mantenendo i nostri segreti per sempre, e non per un solo brevissimo anno ebraico. O forse è meglio così, in fondo Pesach segnava un tempo l’inizio dell’anno, e allora è bene abbandonare i desideri e le preghiere dell’anno passato e prepararne di nuovi.
Daniela Fubini, Tel Aviv twitter @d_fubini
(18 aprile 2016)