In ascolto – Yehudi

milano La scorsa settimana, parlando del restyling del documentario sul processo di Norimberga, avevo segnalato il link a un’esecuzione di Yehudi Menuhin. Proprio domani ricorre il centenario della sua nascita, che verrà celebrato in diverse parti del mondo, anche in Italia, a Brescia, in un concerto con Uto Ughi.
La storia di Yehudi Menuhin comincia come le molte altre storie di emigrazione ebraica dall’Est Europa verso la Goldene Medina. Marutha e Moshe, erede di una famiglia che annoverava rabbini e studiosi eccellenti, avevano lasciato la Bielorussia ed erano giunti a New York, con tanti sogni e speranze. Qui avevano messo su casa e generato tre figli: Yehudi, Hephizba e Yalta, tre enfant prodige dal talento musicale e artistico straordinario. I tre piccoli Menuhin crescono in un ambiente stimolante e i genitori offrono loro ogni possibilità di studiare con i grandi maestri, di muoversi in Europa e di sviluppare le proprie capacità, seguendo un percorso interessante ma anche di grande disciplina.
È impossibile raccontare in questo breve spazio la loro vita, i successi, i concerti tenuti in tutto il mondo e le raffinate incisioni su disco o l’impegno nelle cause civili e nella lotta all’intolleranza e al pregiudizio, ciascuno con la propria modalità e per questo rimando alla lettura delle loro biografie. Altrettanto interessante sarebbe l’analisi del loro particolare legame con l’identità ebraica: le dichiarazioni loro e quelle rilasciate dalla madre, le accuse sulla controversa collaborazione di Yehudi con Furtwangler e la visita di Hephizbah al campo di Terezín sono solo alcuni dei punti che contribuiscono a delineare il quadro della complessa “ebraicità” dei Menuhin.
È davvero impossibile anche solo cominciare a raccontare, per cui lascerei la parola a Yehudi Menuhin stesso, riportando qui alcune righe sul progetto MUS-E, attivo anche in Italia, un articolato percorso di educazione alla musica. Il manifesto programmatico dovrebbe essere stampato e affisso in tutte le scuole di questo nostro paese in cui, nonostante i tanti appelli di educatori e valenti direttori d’orchestra, la musica continua a essere la “Cenerentola di tutte le materie”.
Così scrisse Yehudi Menuhin: “Le emozioni – amore, odio, serenità, solitudine, compassione, aggressività, gioia, esuberanza – devono essere espresse e i talenti per esprimerle devono essere coltivati attraverso le discipline ‘civilizzanti’ ovvero le arti; ogni volta che impediamo a qualcuno di esprimere un’emozione o il pensiero che ne deriva, generiamo frustrazione, pregiudizio e rabbia. Di qui, con il tempo può nascere la violenza. […] Un discorso può essere incompleto, un testo scritto può venire travisato. La musica, invece, non mente”.

Consiglio di ascolto:

Maria Teresa Milano

(21 aprile 2016)